Confine

Immigrazione clandestina a Como, due arresti

Quattro mila euro per ottenere un permesso di soggiorno in Italia grazie a documenti falsi. Sono 26 i datori di lavoro accusati di aver attestato assunzioni fasulle.

12 marzo 2018
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Quattro mila euro per ottenere un permesso di soggiorno in Italia grazie a documenti di lavoro consegnati all'Ufficio immigrazioni della Questura di Como. È quanto pagato da un migrante ad un magrebino. Quest'ultimo aveva preteso altri soldi. A quel punto il migranti si è rivolta alla Squadra mobile del capoluogo lariano. Il fatto risale allo scorso anno.

Stamane gli svilluppidell'indagine coordinata dalla Procura. Due gli arrestati per favoreggiamento all'immigrazione clandestina, falso e induzione in errore di pubblico ufficiale. Oltre al tunisino, 49enne, residente da anni a Como, anche un 33enne comasco, residente a Ramponio Verna è finito al Bassone. Centotrenta le persone denunciate a piede libero, fra cui 26 datori di lavoro accusati di aver attestato false assunzioni.

Denunciati anche alcuni pubblici ufficiali accusati di aver rilasciato falsi certificati di residenza. L'inchiesta ha fatto emergere l'esistenza di un tariffario: i migranti pagavano 1000 euro per il contratto di lavoro fittizio, 600 per un certificato di residenza, 300 per una dichiarazione di ospitalità e 100 per ogni busta paga fittizia. Dietro questo tariffario si coglie la catena del malaffare sulla pelle dei migranti.

Fra i denunciati ci sono persone, tutte comasche, che hanno contribuito a vario titolo a produrre documenti falsi, come i certificati di ospitalità. Il ruolo del tunisino, tramite il passa parola, era quello di contattare i migranti, mentre il 33enne di Rampiono Verna, è accusato di avere firmato decine di falsi contratti di lavoro.

Inoltre, avrebbe tenuto i contatti con i 26 datori di lavoro denunciati a piede libero. Per i migranti che hanno ottenuto il permesso di soggiorno tramite gli arrestati oltre il danno anche la beffa. Dopo aver versato migliaia di euro a testa, ora rischiano di verdersi revocare la possibilità di restare in Italia e di essere rispediti al proprio Paese d'origine.

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