Como

Foreign fighter in Siria, Mujaheddin in Bosnia: arrestati

Operazione antiterrorismo: manette ai polsi di padre e figlio egiziani. L'ultima figlia, ventenne, era stata indotta ad abbracciare la legge islamica

26 gennaio 2018
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''Talis pater ...''. Così è stata denominata l'operazione della Digos della Questura di Milano che in collaborazione della Digos di Como, stamane ha portato all'arresto per associazione con finalità di terrorismo un 51enne egiziano, residente a Fenegrò nel comasco. L'uomo aveva combattuto come mujaheddin in Bosnia. La custodia cautelare in carcere è stata emessa anche nei confronti del 23enne figlio che attualmente è foreign fighter in Siria, ma "ci sono ragionevoli motivi perché possa tornare in Italia o in Europa".

Come ha riferito nella tarda mattinata il capo dell'Antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, durante la conferenza stampa, su disposizione del ministro degli Interni Marco Minniti, per motivi di sicurezza personale, è stata rimpatriata la moglie e la madre dei due uomini. È una 45enne marocchina. Stando al procuratore giunto Alberto Nobili quella di Fenegrò sarebbe una famiglia modesta, padre ex saldatore, ma completamente votata al terrorismo. "Inviavano al figlio 200 euro al mese per il suo mantenimento in Siria"  ha sostenuto il magistrato, secondo il quale padre e madre denigravano il  figlio minore  ''chiamandolo 'cane' perché frequentava ragazze occidentali''.

Il 51enne finito in carcere in una intercettazione diceva di essere orgoglioso del maggiore che combatte in Siria, e che la sua scelta ''gli varrà mille ore di preghiera". Il 23enne lo scorso anno era rimasto gravemente ferito in battaglia. Nonostante avesse rischiato di morire per la madre il ragazzo doveva rimanere in Siria a combattere. Anche l'utima figlia, una ventenne, era stata indotta ad abbracciare la legge islamica.

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