Confine

Truffa, tre frati senza colpe

17 novembre 2017
|

L’esame delle carte fornite per rogatoria dal procuratore generale John Noseda, che per la parte di sua competenza ha indagato Leonida Rossi, 78enne, personaggio centrale della maxi truffa di oltre 50 milioni di euro, ai danni dell’Ordine dei frati minori francescani d’Assisi, ha indotto il pm Sergio Spadaro, sostituto della Procura di Milano, ad archiviare la posizione dei tre economi accusati di appropriazione indebita, per aver affidato al sedicente broker l’ingente somma.

Rossi si era impiccato nella sua villetta di Lurago d’Erba, il 26 novembre 2015, il giorno dopo una serie di perquisizioni a Paradiso e a Milano. Dai documenti arrivati a Milano è emerso che i tre economi dell’Ordine dei “poverelli d’Assisi” non avevano tratto benefici personali dall’incauta decisione di affidare i 50 milioni a un sedicente broker, senza licenza di operare nel mondo finanziario, che a Paradiso aveva residenza e uffici, perquisiti la mattina del 25 novembre 2015 dalla Polizia cantonale, inviata dal pg John Noseda. Nelle stesse ore sono state effettuate perquisizioni anche a Milano, nella sede della società di Rossi e negli uffici dei tre economi che dal 2010 al 2012 avevano affidato al sedicente broker la somma evaporata come neve al sole d’agosto.

Anche perché non è stato possibile recuperare i capitali che da Lugano sono partiti verso Paesi africani, per una villa in Kenia e per realizzare villaggi turistici sul Mar Rosso. Paesi che non hanno risposto alle rogatorie svizzere e italiane. A conti fatti, l’Ordine dei frati minori francescani ci ha rimesso 49 milioni di euro, avendo recuperato solo i beni di Rossi. A farne le spese, oltre ai “poverelli d’Assisi”, anche l’Opera Don Bosco per le missioni che a Rossi aveva affidato 680mila euro.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔