La proposta, prevista per il 2027, incontra opposizioni interne e tra gli stati membri
La Commissione europea valuta una tassa sul carbonio nel riscaldamento domestico e la benzina per finanziare il prossimo Bilancio europeo. Lo riporta il Financial Times citando tre persone a conoscenza dei colloqui.
L'imposta sulle emissioni dei carburanti per caldaie domestiche, piccoli impianti industriali e automobili dovrebbe entrare in vigore nel 2027, il primo anno del nuovo bilancio pluriennale Ue. Sull'idea starebbe però emergendo forte opposizione sia all'interno dell'esecutivo e sia tra alcuni stati membri.
Le entrate derivanti da politiche legate al clima, come l'Ets e una tassa sulle importazioni ad alta emissione di carbonio, secondo il quotidiano finanziario figurano in un elenco di 16 opzioni per le cosiddette nuove risorse proprie, o tasse a livello Ue, attualmente al vaglio della Commissione in vista della proposta sul prossimo bilancio pluriennale attesa a metà luglio.
L'elenco include anche una potenziale imposta sui servizi digitali, che potrebbe aumentare le tensioni con gli Stati Uniti, un'imposta sui piccoli pacchetti che entrano nell'Ue da paesi terzi e una tassa sui viaggiatori esenti da visto. Anche l'aumento delle tasse sul tabacco o sul contenuto di zucchero e sale negli alimenti trasformati è stato preso in considerazione in vista della pubblicazione della proposta di bilancio della Commissione a luglio. Tuttavia, tali imposte sono considerate regressive e potenzialmente impopolari, hanno affermato i funzionari.
La "carbon tax", proposta per la prima volta nel 2021, dovrebbe funzionare come un sistema di scambio di permessi di emissione (cap-and-trade), simile all'attuale sistema di scambio di quote di emissione per i produttori di energia e l'industria pesante. I fornitori di carburante acquisterebbero i permessi e ne scaricherebbero i costi sui consumatori.
La misura, segnala Ft citando dati Bloomberg, potrebbe generare entrate fino a 705 miliardi di euro tra il 2027 e il 2035, dato che si prevede che l'elevata domanda farà salire i prezzi del carbonio fino a 149 euro a tonnellata nel 2030. I timori sono di un aumento delle bollette del riscaldamento domestico fino al 41%.
L'Ue aveva cercato di mitigare la misura con un fondo sociale per il clima da 86,7 miliardi di euro, con le entrate generate dall'imposta sulle emissioni per finanziare l'isolamento delle abitazioni, la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento e il miglioramento dei trasporti a basse emissioni. Ma diversi stati membri hanno già chiesto un rinvio temendo tra l'altro una ripresa di proteste come quella dei gilet gialli che avevano paralizzato la Francia nel 2018. L'idea ora di prendere una parte delle entrate per il bilancio Ue non farebbe che infiammare l'opposizione, ha segnalato un funzionario dell'Ue al quotidiano.