Pechino riduce i dazi e rafforza i legami con l'America Latina sfidando l'influenza statunitense
La Cina rimuove dopo un mese il divieto alle sue compagnie aeree di ricevere le consegne di jet Boeing, nuovo passo della tregua commerciale concordata a Ginevra con gli Stati Uniti. Pechino, sull'accordo di riduzione per 90 giorni dei dazi di 115 punti percentuali da entrambe le parti, ha diffuso in serata una tempistica di attuazione rivista e agganciata all'efficacia del taglio delle tariffe sui pacchi 'de minimis' comunicata dalla Casa Bianca, scese dal 120% al 54%.
Pertanto, le imposte cinesi saranno ridotte al 10% (contro il 30% di quelle Usa) dalle 12:01 di Pechino (00:01 di Washington) del 14 maggio. Dettagli, all'apparenza, di un processo accidentato su cui il ministero delle Finanze mandarino ha però espresso fiducia ritenendo maturi i presupposti per l'avvio della "fase negoziale".
In attesa che parta il confronto vero, la Cina ha rilasciato i primi permessi per l'esportazione di magneti in terre rare: nell'elenco, ha riferito l'agenzia Reuters sul suo sito, figurano anche i fornitori di Volkswagen.
Il presidente Xi Jinping, invece, prosegue la strategia di sfida al "bullismo" della guerra commerciale voluta dal presidente statunitense Donald Trump e accelera il consolidamento della rete di relazioni di Pechino, puntando dritto al cuore della regione dell'America Latina e dei Caraibi, il 'cortile' degli Stati Uniti.
Aprendo i lavori della ministeriale del Forum Cina-Celac, la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, il leader cinese non ha lesinato gli attacchi ad alzo zero verso Washington sollecitando i 33 leader presenti alla maggiore cooperazione perché "non c'è alcun vincitore dalla guerra commerciale e dei dazi".
Ha condannato "lo scontro tra blocchi" e detto che "il protezionismo, la prepotenza e l'egemonia portano solo all'autoisolamento". Mentre con "l'unità e la cooperazione i Paesi possono salvaguardare la pace e la stabilità globali e promuovere lo sviluppo e la prosperità a livello mondiale", ha notato Xi, annunciando prestiti per lo sviluppo regionale per 9,2 miliardi di dollari.
Il presidente ha fatto di più nella sfida a Washington per l'influenza globale: la Cina, ha assicurato, "sostiene l'America Latina nel salvaguardare le sue sovranità e indipendenza e nell'opporsi alle interferenze esterne". Ha evocato le ripetute manifestazioni tenutesi nella Repubblica popolare "negli anni '60 in solidarietà con i manifestanti panamensi", contrari al controllo americano del Canale, tornato con prepotenza nello scontro frontale Usa-Cina. E ha ricordato che, dal 1992, Pechino "ha votato 32 volte all'Assemblea dell'Onu a sostegno delle risoluzioni per porre fine al blocco statunitense a Cuba".
Oltre al pacchetto di nuove iniziative al 2027 definite nel forum per portare le relazioni tra le due aree ben oltre i 427,4 miliardi di interscambio tra gennaio e settembre 2024 (+7,7%), Pechino ha strappato consensi tra gli ospiti più illustri: i presidenti colombiano Gustavo Petro, cileno Gabriel Boric e brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Con quest'ultimo, in visita di Stato, Xi ha avuto un bilaterale e ha assistito alla firma di oltre 20 documenti in vari settori. Il Brasile, in particolare, esporterà verso la Cina i grani essiccati di distillazione (Ddg), prodotto chiave per l'alimentazione animale, segnando una svolta nel mercato globale. Con l'aumento della produzione carioca, Lula rafforza i legami con Xi e sfida il dominio Usa nel comparto. Pechino attua la tregua sui dazi, ma parallelamente spinge il disaccoppiamento dell'economia cinese da quella americana.