Economia

BYD supera Tesla nei ricavi e punta all'espansione globale

L'azienda cinese sostenuta da Warren Buffett sfida Tesla con innovazioni tecnologiche e crescita nei mercati esteri

24 marzo 2025
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L'assalto della Cina all'industria automobilistica mondiale è rapido e furioso, ma il più grande sfidante al dominio globale del gruppo Tesla dell'imprenditore statunitense Elon Musk nelle vetture elettriche è a tutti gli effetti Byd, a dispetto dei dazi.

L'azienda di Shenzhen, sostenuta dal guru statunitense della finanza Warren Buffett, ha lanciato il guanto di sfida a Musk, superando nel 2024 la rivale a stelle e strisce per ricavi, fino ad abbattere per la prima volta la soglia psicologica dei 100 miliardi di dollari (88,2 miliardi di franchi al cambio attuale): 777,1 miliardi di yuan (94,5 miliardi di franchi), più dei 97,7 miliardi di dollari annunciati da Tesla.

I ricavi di Byd, indica una nota alla Borsa di Hong Kong, hanno registrato un balzo del 29% annuo, oltre i 766 miliardi di yuan stimati dagli analisti. L'utile netto, invece, ha avuto un rialzo addirittura del 34%, fino a 40,3 miliardi di yuan, su nuovi record.

Il prezzo delle azioni ha toccato il picco storico lo scorso 20 marzo (a 424,20 dollari di Hong Kong, ossia 48,12 franchi al cambio attuale), sulla spinta della nuova tecnologia di batterie presentata come in grado di consentire a un veicolo di percorrere fino a 470 chilometri dopo una ricarica di appena cinque minuti. Un sistema di batterie e di ricarica da 1000 chilowatt (kW), superiori ai "supercharger" di Tesla, che attualmente si ferma a 500 kW.

Le azioni di Byd a Hong Kong hanno chiuso la seduta con un +3% sulle aspettative dei buoni dati di bilancio: dall'inizio dell'anno però hanno guadagnato più del 50%, in netto contrasto con il calo del 34% di Tesla. Tuttavia, la capitalizzazione della società cinese rimane inferiore a un quinto della rivale americana, il cui valore è crollato da 1700 miliardi a meno di 800 miliardi di dollari.

Le vendite annuali di Byd hanno beneficiato della crescente domanda di modelli ibridi plug-in nel mercato cinese, dove il gruppo di Shenzhen ha spazzato via i rivali tra taglio dei costi di produzione e richieste periodiche ai fornitori di limare listini di vendita.

Il risultato è che la società mantiene margini a doppia cifra, utili per attenuare i dazi in Europa o in altre parti del mondo. Perché l'espansione all'estero è la priorità per il gruppo fondato da Wang Chuanfu, ora nel ruolo di presidente. Solo in Europa, dopo quelli in Turchia e Ungheria, è in arrivo un terzo impianto, probabilmente in Germania.

L'azienda cinese, le cui vendite all'estero sono salite lo scorso anno a più di 400'000 veicoli, ha recentemente raccolto quasi sei miliardi di dollari per finanziare i piani di espansione. Byd ha rappresentato circa il 16% delle auto esportate dalla Cina a gennaio e febbraio.

E l'ultima innovazione dell'azienda, la ricarica ultraveloce, è considerata dagli analisti lo strumento per catturare ulteriori quote di mercato dai rivali. I numeri solidi potranno contare anche sulla nuova serie di tecnologie per veicoli elettrici per rendere la sua gamma di modelli più attraente: tra queste tecnologie un cosiddetto sistema di guida avanzato God's Eye (letteralmente, occhio di Dio) e l'integrazione dei programmi informatici con i modelli di intelligenza artificiale di DeepSeek, la startup mandarina che ha sorpreso i colossi statunitensi con i suoi prodotti a buon mercato, ma ad alte prestazioni.

Per altro verso, sul fronte Tesla i problemi sembrano moltiplicarsi, anche se oggi il titolo a Wall Street è arrivato a rimbalzare oltre il 10%. Mentre le vendite di auto e il prezzo delle azioni crollano in risposta alle posizioni politiche di Musk, l'azienda sta puntando molto sull'intelligenza artificiale, ma gli investitori hanno iniziato a chiedersi dove finiscano davvero i soldi.

Come ha riportato il quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times, una discrepanza di 1,4 miliardi di dollari tra le spese dichiarate e il valore effettivo degli asset acquistati ha sollevato dubbi sui controlli interni.