La mozione mira a rendere più chiara la composizione delle commissioni sui pagamenti elettronici per le piccole imprese
Le piccole e medie imprese (PMI) pagano talvolta commissioni eccessive per i pagamenti elettronici. Per porvi parzialmente rimedio, il Consiglio degli Stati ha approvato oggi una mozione (31 voti a 14) che chiede al Consiglio federale di adoperarsi affinché nel settore vi sia più trasparenza. Il dossier va al Nazionale.
In particolare, prima della stipula del contratto e durante tutta la sua durata, gli acquirer - ossia colui che si assume l'intera responsabilità dell'intero processo di pagamento e dei rischi - cui un commerciante deve pagare le commissioni dovranno obbligatoriamente mettere a disposizione informazioni chiare e facilmente comprensibili sulle diverse componenti delle commissioni effettivamente prelevate.
Per la commissione dell'economia e i tributi degli Stati, all'origine della mozione, occorrerà dettagliare le commissioni versate dai commercianti riportando almeno l'importo trattenuto dall'acquirer, quello trasferito all'emittente della carta e quello destinato al gestore del sistema di pagamento.
Per il "senatore" Fabio Regazzi (Centro/TI), imprenditore e presidente dell'Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM), l'ammontare delle commissioni e la diffusione dei mezzi di pagamento elettronici come carte di credito, debito o anche twint, erode i margini delle PMI. Purtroppo, queste ultime non sempre sono a conoscenza di come si compone la commissione che devono all'acquirer e quindi non sfruttano i margini di trattativa a loro disposizione, mentre tale problema non sussiste per le grandi imprese. Capita talvolta che certi piccoli commercianti paghino il doppio rispetto ad aziende simili, ha deplorato.
Nel suo intervento, Regazzi ha fatto riferimento allo spazio Ue dove la maggiore trasparenza avrebbe portato a una diminuzione importante (-40%) delle commissioni sui pagamenti elettronici. Stando al consigliere agli Stati, inoltre, la Commissione alla concorrenza (COMCO) invocata dai contrari alla mozione non sembra essere molto interessata al problema.
Il Consiglio federale, per bocca del "ministro" dell'economia Guy Parmelin, ha chiesto la bocciatura della mozione sostenendo che una normativa volta a garantire maggiore trasparenza non per forza si tradurrebbe in una diminuzione delle commissioni prelevate. Inoltre, nella maggior parte dei mercati è comune che un cliente conosca solo il prezzo finale di un servizio, ma non la sua esatta composizione.
Per Parmelin, inoltre, il quadro legale in vigore è sufficiente per contrastare eventuali tariffe eccessive. Sia la COMCO che il Sorvegliante dei prezzi sono già intervenuti più volte in passato in merito ai mercati dell’acquiring.