Economia

Un 2025 ricco di sfide per la Svizzera

Il think tank Avenir Suisse formula nella panoramica dedicata alle previsioni sull’anno in corso le sue raccomandazioni su un ampio ventaglio di temi

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(Keystone)
1 febbraio 2025
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Sarà un 2025 ricco di sfide. Lo sostiene il think tank Avenir Suisse che, nella panoramica dedicata alle previsioni sull’anno appena iniziato, tratteggia le sue raccomandazioni su un ampio ventaglio di temi.

Freno al debito e al servizio pubblico

Prima fra tutti, la crescita dello Stato, rispetto cui Avenir Suisse auspica si trovi una giusta misura. “Per controllare la crescita dello Stato – si legge nelle schede realizzate dall’istituto – i freni al debito della Confederazione e dei Cantoni devono essere mantenuti. Il referendum finanziario, noto da tempo ai Cantoni, dovrebbe inoltre essere introdotto a livello federale”. Non solo. “I posti amministrativi dovrebbero essere occupati solo da persone che hanno lavorato per un numero minimo di anni al di fuori del settore pubblico. Il parlamento dovrebbe in tal senso dedicare ogni anno una sessione speciale all’identificazione e alla rimozione di disposizioni obsolete o costose”.

Per Avenir Suisse, “il debito non è né buono né cattivo, ma il suo utilizzo dovrebbe sempre essere subordinato alla condizione che i costi rimangano sopportabili per le generazioni future”. Tant’è, viene affermato, che “il vero pericolo di un allentamento del freno all’indebitamento non risiede in un moderato aumento del tasso di indebitamento, ma nell’insidiosa estensione dell’impronta dello Stato”. A oggi, osserva il think tank, “la Confederazione spende in termini reali un quinto in più di quanto spendeva al momento dell’introduzione del freno all’indebitamento e la pressione fiscale è in continuo aumento”.

Dal debito al servizio pubblico che, rileva Avenir Suisse, “deve tenere conto dell’evoluzione delle esigenze”. E spiega: “È necessario un dibattito all’interno della società su cosa debba rimanere parte del servizio universale e cosa no. In questo modo si creerebbero le condizioni per una gara d’appalto pubblica per i mandati di servizio”. Ma anche “i servizi e i costi sarebbero così sottoposti a un regolare controllo critico e verrebbero compensati in modo trasparente. Verrebbe in questa maniera peraltro rispettato il principio dell’equivalenza fiscale, vale a dire che chi commissiona paga”.

Primo pilastro vacillante, secondo resiliente

L’istituto si sofferma poi sul sistema di previdenza. Per garantire un finanziamento sostenibile dell’Avs, per Avenir Suisse è necessario attivare tre leve. La prima: “Risparmiare più a lungo collegando l’età pensionabile all’aspettativa di vita su base incrementale. In questo modo, l’aspettativa di vita guadagnata verrebbe ripartita tra lavoro e tempo libero”. La seconda: “Ridurre la spesa adeguando le prestazioni di vedovanza indipendentemente dal sesso e solo ai coniugi con figli a carico”. La terza: “Aumentare le entrate attraverso un contributo della Confederazione piuttosto che un contributo dei lavoratori”.

Se per il think tank il primo pilastro è “vacillante”, il secondo è “resiliente”. Per far quindi “fronte ai cambiamenti economici e sociali che interessano gli assicurati e le imprese” bisogna “mantenere l’organizzazione decentrata e comune della previdenza professionale, tenere conto degli interessi sia dei pensionati che dei lavoratori attivi quando si effettuano gli adeguamenti tecnici e consentire una maggiore personalizzazione per soddisfare meglio le esigenze sempre più diverse degli assicurati”.

Sulla sanità Avenir Suisse ha le idee chiare. “L’assistenza a lungo termine – afferma – dovrebbe essere finanziata su base finanziaria. Sostituirebbe l’attuale sistema finanziato dai premi sanitari e dalle tasse e avrebbe la forma di un capitale di assistenza obbligatorio. A partire da un’età stabilita, gli assicurati con un reddito sufficiente verserebbero su un conto bloccato per tutta la vita un importo mensile pro capite identico per tutti”. Questo capitale verrebbe utilizzato per “finanziare l’assistenza a lungo termine, previa comunicazione medica. I risparmi non utilizzati verrebbero trasmessi agli eredi e, in caso di capitale insufficiente, verrebbe fornito un sostegno statale, paragonabile alle prestazioni complementari”. Di più. Stando alla panoramica, “un sistema sanitario incentrato sul paziente e basato sul valore non può essere imposto dall’alto, ma deve essere sviluppato dagli attori coinvolti”. Tre le fasi necessarie per raggiungere questo obiettivo: “La definizione e la misurazione di indicatori di qualità da parte delle società mediche, dei meccanismi finanziari per remunerare il valore aggiunto per i pazienti e la trasparenza sulla qualità e sui costi delle cure, inizialmente su base anonima e poi accessibile al pubblico”.

Sotto la lente anche la politica abitativa. “Una politica abitativa efficace e finanziariamente stabile – nota Avenir Suisse – deve essere mirata, aiutando solo le famiglie che ne hanno realmente bisogno”. Ecco perché “l’assistenza personale è lo strumento più efficace, essendo più mirato e trasparente”. Il modo più sicuro per “creare alloggi a prezzi accessibili nel lungo periodo” è per il gruppo la creazione di un “ambiente che incoraggi gli investimenti privati nell’edilizia abitativa”.

Energia, clima e industria

Sulla scia della crisi di Credit Suisse, sostiene Avenir Suisse, “sono riemerse vecchie idee come la compartimentazione delle attività bancarie o l’autorizzazione della Finma a comminare multe”. Ma c’è un ma: “Questi approcci non tengono conto della digitalizzazione: oggi le regole che si applicano a ogni istituto finanziario non possono controllare i rischi sistemici”. Che fare dunque? “La regolamentazione – raccomanda il gruppo – deve essere radicalmente ripensata a livello internazionale. A livello nazionale, è necessaria una strategia di mitigazione. Si tratta di rafforzare notevolmente la capacità di liquidazione di una banca per ridurre al minimo gli effetti di una crisi sistemica sul sistema di credito e di pagamento e sul regime monetario”.

Non da ultimo, le politiche energetiche, climatiche e industriali. Per il think tank, “è necessario rafforzare la resilienza dell’approvvigionamento energetico, in particolare durante i critici mesi invernali”. Ciò significa non solo sviluppare la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione dell’elettricità, ma anche “incoraggiare l’introduzione di soluzioni intelligenti per ridurre i picchi di consumo”. Queste misure consentiranno “di risparmiare sugli investimenti in infrastrutture fisiche”. Una misura importante a tal fine sarebbe “la completa liberalizzazione del mercato dell’elettricità. Inoltre, la connessione all’infrastruttura energetica dell’Ue, in particolare nel campo dell’elettricità e dell’idrogeno, è di grande importanza”. Indissolubilmente legato all’energia, il clima: “La tariffazione dell’anidride carbonica – valuta Avenir Suisse – non è uno strumento antisociale. Incoraggia il principio del ‘chi inquina paga’. A chi ha un’impronta di carbonio superiore alla media verrebbe applicata una tassa aggiuntiva, mentre chi ha un’impronta di carbonio inferiore alla media verrebbe premiato”. Per quanto concerne infine le politiche industriali estere, queste “possono distorcere la concorrenza per alcune aziende svizzere, ma anche la Svizzera trae vantaggio da questi programmi di sovvenzione, dal momento che si aprono nuovi mercati per le nostre aziende e i prodotti possono essere importati a prezzi più bassi”. La raccomandazione di Avenir Suisse è dunque: “Invece di rischiare fallimenti della politica industriale, la Svizzera dovrebbe perseguire una politica economica che consenta cambiamenti strutturali e sostenga la sua economia altamente specializzata. Ciò significa, soprattutto, rimanere attrattivi per le persone e le imprese innovative e garantire una rete di sicurezza sociale per coloro che perdono a causa dei cambiamenti strutturali”.