L’intervista

‘Oggi solo la tecnologia ti permette di rimanere un leader’

A colloquio con Marco Argenti, nuovo Cio di Goldman Sachs

(Keystone)

«Sono molto positivo sul futuro dell’Italia. Il nostro Paese sta vivendo un momento interessante». L’ha detto il nuovo chief information officer (Cio) di Goldman Sachs, Marco Argenti, a conclusione della chiacchierata con lui durante la conferenza annuale di Nova, l’associazione degli italiani che ottengono l’Mba negli Stati Uniti. Alla tre giorni di discussioni nel nuovo campus della Business school della Columbia university a New York hanno partecipato 150 giovani. A loro Argenti ha lanciato un messaggio ottimista: «Sembra che l’imprenditorialità italiana sia stata in gabbia per molti anni e ora si è liberata. Molti imprenditori delle startup hanno le qualità oggi necessarie, sono bravi sia nella tecnologia sia nel business. E noi come azienda siamo interessati a opportunità di investimento». Intanto Goldman Sachs, a fine novembre, ha annunciato lo spostamento a Milano di una parte del personale londinese.

Nato 55 anni fa a La Spezia, Argenti è entrato in GS nel 2019 e fino a ottobre condivideva la carica di Cio con George Lee. Ora è l’unico responsabile della tecnologia, braccio destro del Ceo David Solomon nella riorganizzazione del colosso finanziario, per la quale lo sviluppo di piattaforme digitali scalabili è cruciale.

Prima di Gs Argenti era stato vice presidente della tecnologia di Amazon web services e prima ancora aveva lavorato con Nokia. Dopo la laurea e il master in Ingegneria informatica all’Università di Pisa, aveva fondato una startup, vendendola poi a una società canadese di e-commerce. È stato anche managing director della dot.com italiana Dada.

«Mi sono appassionato alla tecnologia fin da ragazzino — ha raccontato Argenti —. A 13 anni mi bruciavo le dita a saldare pezzi per progetti di elettronica. Poi all’inizio degli anni ‘80 ho scoperto il potere del software: poter costruire le stesse cose che facevo con l’elettronica, simulandole». Da lì la scelta di studiare all’Università di Pisa. «Quegli anni sono stati i più formativi per me. Il sistema educativo italiano, diversamente da quello americano, ti dà una visione più ampia. Quindi non ho studiato solo computer, ma anche meccanica, fisica, matematica, chimica, prima di specializzarmi. Questo approccio, soprattutto se intraprendi una carriera da manager, è importante: puoi connettere problemi e trovare soluzioni che magari chi è specializzato non riesce a vedere. Lo raccomando a tutti i membri della mia squadra: leggere ricerche scientifiche, avere esperienze non direttamente legate al lavoro quotidiano stimola il cervello a trovare nuove idee da applicare nel tuo campo».

Vivere il boom e il crollo delle prime dot.com è stato utile

«Ho imparato la capacità di affrontare i fallimenti — ha ricordato Argenti —. Ogni volta che fallisci devi capire come correggere il tiro, devi saperti adattare. Il mondo è andato da cicli di 20 anni a cicli di dieci, cinque anni e ora le cose cambiano in pochi giorni, anche in minuti». La capacità di adattarsi è soprattutto difficile per le grandi aziende, sottolinea Argenti. «Nokia non poteva reinventarsi — ha spiegato —. In Amazon mi ha colpito invece il fatto che nonostante fosse già una grande azienda operava ancora come una startup, continuando a reinventarsi. Ho imparato che puoi invertire il paradosso secondo cui più diventi grande più diventi lento. Jeff Bezos lo chiama il volano: ogni volta che costruisci qualcosa, diventa uno strumento nelle mani di un esperto capace di costruire altre cose. Allora il tempo che si impiega per creare nuove cose diventa sempre più breve, ma devi crearle in modo da poterle offrire ad altri, non solo per usarle tu. È la cosiddetta architettura orientata ai servizi».

Il piano

Tutte le grandi banche, non solo Goldman Sachs, dicono di volersi trasformare in aziende tecnologiche. «Non puoi più vendere prodotti finanziari in modo tradizionale, perché il mondo oggi è così interconnesso, i dati sono così importanti, il mercato è così complesso, che solo la tecnologia ti permette di rimanere un leader. Il software è diventato un elemento centrale della proprietà intellettuale in moltissime aziende in diversi settori», dice Argenti. E cita l’esempio dell’industria automobilistica: «La sua più grande sfida oggi è come padroneggiare la tecnologia per occuparsi di sicurezza, regolamentazioni, elettrificazione, guida autonoma, tutti problemi tecnologici. Una macchina elettrica oggi è soprattutto software. Allora GM è un’azienda di software o di meccanica ingegneristica? Lo stesso vale per tutti i settori».

Ad attrarre Argenti in Goldman Sachs è stato capire che la sua finanza oggi è un business completamente digitale. «Muoviamo soldi, in realtà sono dati — ha spiegato — e la tecnologia gioca un ruolo enorme, strategico, non è più un supporto nelle mani degli esperti dell’high-tech. Oggi la frontiera dell’innovazione è al 100% digitale anche per i servizi finanziari».

Il futuro è una nuova «nuvola» secondo Argenti: «Non è più la nuvola dell’information technology, è la nuvola del business, con cui le aziende offrono servizi confezionati in un pacchetto tecnologico così da poter essere usati da altre aziende. È in corso una grande transizione dove ognuno ha un business diretto e poi un business to business in cui dà modo ad altri di offrire i loro prodotti. Nel nostro settore parliamo di "nuvola finanziaria", dove invece dei servizi di immagazzinamento e gestione di dati, ci sono pagamenti, prestiti, carte di credito, e così via. L’idea è offrire servizi finanziari a sviluppatori che li integrano dentro le loro applicazioni. Gli sviluppatori sono i nuovi clienti».

L’esempio citato da Argenti è la Apple Card creata da Goldman Sachs: «È molto diversa da tutte le altre carte di credito con una etichetta aziendale, che di solito sono normali carte con il logo aziendale, senza personalizzazione. Invece la Apple card ha funzioni speciali, perché noi abbiamo dato tutto agli sviluppatori della Apple che hanno potuto incorporare i servizi nell’iPhone come qualsiasi altro prodotto dell’azienda di Cupertino. Abbiamo fatto lo stesso con General Motors».

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