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Pensioni, anche nei momenti difficili conviene pensare al futuro

I fondi Etf sono dei buoni strumenti per costruire un capitale previdenziale 3a nel lungo periodo. L’esperto di VZ: ‘Proteggono anche dall’inflazione’

Orientarsi da soli sui mercati finanziari non è agevole. Meglio affidarsi ai professionisti
(Keystone)

I tassi d’interesse in franchi sono ancora negativi e la Banca nazionale svizzera non li alzerà a breve. Altri istituti di emissione (Fed) hanno già proceduto a una politica monetaria meno accomodante soprattutto per contrastare la comparsa dell’inflazione. E proprio con l’arrivo dell’inflazione – in Svizzera è stimata al 2,4% – i rendimenti reali degli investimenti finanziari sono ancora di più in territorio negativo. Non per nulla si dice che il conto risparmio, per chi può ancora risparmiare, sia un affare in perdita: tra tassi nulli, spese bancarie e inflazione il capitale è di fatto costantemente eroso. Come fare allora? «Chi vuole risparmiare sul serio è chiamato a cercare delle alternative più redditizie, anche se ciò comporta rischi maggiori», risponde Dino Giuliani, esperto di fondi Etf presso la società di consulenza VermögensZentrum (VZ). Società che ha appena pubblicato una guida pratica (‘Investire con successo in Etf’) per muoversi in questo mondo. Questo non vuol dire gettarsi a capofitto nei mercati finanziari, luoghi non sempre agevoli da frequentare per chi vive di stipendio fisso e ha scarse conoscenze dei meccanismi che li regolano. In un periodo, inoltre, come quello che stiamo vivendo, carico di cambiamenti: le scorie del post pandemia, la comparsa dell’inflazione e la guerra in Ucraina che potrebbe decretare il ritorno a un mondo diviso a blocchi. «Probabilmente non si tornerà a un mondo simile al tempo della guerra fredda tra Est e Ovest degli anni 60, ma certamente il dopoguerra condizionerà la geopolitica, il processo di globalizzazione e quindi il modello di business di molte aziende, soprattutto quelle tecnologiche. Per questo consigliamo di costruire un capitale di risparmio sul lungo periodo utilizzando i fondi Etf passivi (i cosiddetti Exchange traded funds, tradotto in italiano si tratta di ‘fondi d’investimento negoziati in Borsa’, ndr)», continua Giuliani. «Si tratta di strumenti convenienti, trasparenti dal punto di vista dei costi di gestione, liquidi e particolarmente adatti per i privati che intendono costituire un capitale previdenziale in modo più rapido», continua ancora l’esperto di VZ.

Perché scegliere i prodotti Etf per la previdenza? A prima vista sembrano strumenti finanziari complessi.

Questi fondi d’investimento hanno come obiettivo quello di replicare il più fedelmente possibile, da qui la definizione di ‘passivi’, un indice di Borsa, come ad esempio l’indice Smi svizzero o di altri mercati o addirittura di settori particolari. Per questa ragione vengono definiti anche strumenti ‘indicizzati’. Il loro valore varia continuamente, proprio come quello dell’indice di riferimento. Se l’indice sale, il valore dell’Etf sale e viceversa. Come tutti i prodotti d’investimento, anche gli Etf non sono esenti da rischi. Nel lungo periodo, però, si confermano dei prodotti adeguati per costruire un capitale previdenziale privato, la cosiddetta previdenza vincolata 3a. Capitale che si costruisce gradualmente e nel corso di almeno due o tre decenni.

Conviene quindi iniziare a pensare alla previdenza vincolata fin da giovani? O almeno da quando si incomincia a lavorare?

Non sempre. Dipende da quanto ammonta il salario iniziale del giovane lavoratore. Se però le entrate sono sufficientemente adeguate, si può iniziare a costruire questo capitale fin da subito anche per beneficiare dell’incentivo fiscale previsto. È consigliato inoltre avere una previdenza vincolata anche in prospettiva dell’acquisto di una casa. Sconsigliamo, per esempio, di usare il capitale del secondo pilastro per l’immobile di proprietà. Meglio avere una rendita del secondo pilastro più elevata al momento del pensionamento e usare il capitale del terzo pilastro per la casa. Per questo, se si ha la possibilità, conviene pensare già in giovane età al versamento del contributo volontario in una soluzione del pilastro 3a.

In questo periodo in molte economie (Stati Uniti e Unione europea su tutte) si è manifestata l’inflazione anche a livelli elevati (tra il 7 e l’8%). In Svizzera meno, ma i rendimenti reali delle obbligazioni sono scese ulteriormente. Gli Etf proteggono anche contro l’inflazione?

Nei periodi inflattivi si consiglia sempre di investire in beni reali come l’immobiliare. Anche le azioni sono ‘beni reali’ che riflettono l’andamento dell’economia. All’inizio, quando si manifestano i segnali inflattivi, gli indici di Borsa ne risentono. Nel lungo periodo incorporano anche questa variabile e di solito fanno meglio sia delle dinamiche economiche, sia dell’inflazione. Un’altra caratteristica dei fondi Etf è quella di investire in società ad alta capitalizzazione di mercato e di disinvestire quando queste cominciano a perdere di valore. In questo modo si evita di rimanere aggrappati a delle società che non funzionano più per troppo tempo. Questo, fra l’altro, è proprio uno dei principali errori nei quali incorrono manager di fondi attivi o investitori che investono in titoli singoli, motivo per cui solitamente tali investimenti risultano meno redditizi a lungo termine rispetto a un portafoglio di Etf. L’unico aspetto negativo è quello di ‘perdersi’ le cosiddette società ‘unicorno’, quelle a grandissimo potenziale di crescita che entrerebbero in linea di conto di un fondo Etf solo quando raggiungono una determinata capitalizzazione. Per fare un esempio: Apple o Amazon le avremmo comprate solo quando sono diventate tali e non quando erano ancora in un "garage".

Torniamo per un momento alla previdenza professionale (secondo pilastro). Giunti al termine della vita professionale, conviene accontentarsi della rendita o ritirare il capitale?

Questa è una di quelle domande che ci si pone di solito verso i 55 anni di età. La risposta non può essere univoca e tassativa. Solitamente ai clienti gli si dice: ‘dipende’. Dipende dalla situazione personale e familiare: seconde nozze, figli piccoli o ancora agli studi eccetera; e anche da quella reddituale. Se oltre alle rendite di Avs si hanno anche altre entrate (da investimenti immobiliari o di altra fonte), allora conviene – anche in ottica di ottimizzazione fiscale – rinunciare alla rendita del secondo pilastro e reinvestire il capitale accumulato magari in fondi Etf. Ma sono scelte individuali. Non esiste una regola fissa.

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