Sul mercato delle opzioni si sono registrati i primi contratti che ipotizzano un aumento del greggio alle stelle
New York – La prospettiva di assistere a una crescente tensione sul mercato petrolifero inizia a farsi sempre più concreta tra gli operatori finanziari. È quanto emerge dal monitoraggio del mercato delle opzioni, dove si sono registrate le prime scommesse per un prezzo del Brent tra i 250 fino ai 300 dollari al barile.
“Si tratta per il momento di scommesse isolate, equivalenti a un volume complessivo di 10mila barili, e che dato il basso livello di premio possono essere ancora inquadrate come una e propria scommessa tipica del gioco d’azzardo”, spiega all’agenzia Ansa un operatore. “Ma che il mercato ritenga probabile un prossimo rally dei prezzi dell’oro nero nel 2022 è fuor di dubbio”, aggiunge lo specialista.
Si allenta in maniera marcata il ‘power crunch’ in Cina. Il prezzo del carbone è sceso oggi sotto la soglia dei 900 yuan la tonnellata in seguito a una violenta fase di ritracciamento partita il mese scorso dopo il raggiungimento di quasi 2’000 yuan la tonnellata, pari dunque a un calo di circa il 50%.
A determinare l’inversione di tendenza il ‘dietrofront’ sulle politiche climatiche deciso dal governo di Pechino che in piena crisi energetica ha ordinato la riapertura delle miniere di carbone per un totale di 220 milioni di tonnellate. Tanto che, secondo quanto riferiscono fonti di mercato, la produzione giornaliera di carbone sarebbe oggi quasi arrivata al target del governo di 12 milioni di tonnellate. La ripresa della produzione di carbone è arrivata al punto da stabilizzare così il livello delle scorte (giunte a 15 giorni di consumo) in vista di quello che si prospetta come un inverno piuttosto rigido.