Il secondo istituto finanziario svizzero paga le conseguenze del caso Archegos e Greensill
Il numero due bancario elvetico Credit Suisse ha subito anche nel secondo trimestre le conseguenze del caso Archegos: l'utile netto si è attestato a 253 milioni di franchi, in calo del 78% rispetto agli 1,2 miliardi dello stesso periodo del 2020. Sono diminuiti i proventi e nell'amministrazione patrimoniale si sono registrati deflussi. La borsa non ha gradito.
Il risultato ante-imposte si è contratto su base annua del 48% a 813 milioni, ha indicato oggi la società. Sui conti trimestrali hanno pesato altri 594 milioni di perdite legate al fondo americano Archegos. Il collasso dell'hedge fund del finanziere newyorkese di origine coreana Bill Hwang aveva già inciso negativamente per 4,4 miliardi di franchi nella prima parte dell'anno: complessivamente quindi la vicenda sta costando all'istituto 5,0 miliardi di franchi.
Notizie non entusiasmanti giungono anche sul fronte dell'attività corrente: nonostante il buon andamento dei mercati finanziari il trimestre si è chiuso con proventi in calo del 18% a 5,1 miliardi di franchi. La banca ha anche registrato un leggero deflusso netto di denaro fresco, pari a 4,7 miliardi di franchi. I soldi hanno preso il largo soprattutto nella regione Asia-Pacifico, mentre in Svizzera si è osservato il movimento opposto. Complessivamente, vale a dire includendo l'aumento di valore dei portafogli dei clienti dovuto all'andamento dei mercati azionari, gli attivi in gestione sono passati da 1600 miliardi a fine marzo a 1630 miliardi a fine giugno.
A livello di redditività i dati pubblicati oggi sono inferiori alla media di quanto si aspettassero gli analisti, che avevano peraltro opinioni assai divergenti in materia. I ricavi sono più o meno in linea con le stime.
Il caso Archegos sembra ormai chiuso per la banca, almeno dal profilo finanziario: la banca ha fatto sapere di aver liquidato tutte le posizioni rimanenti all'inizio di giugno. Sono state inoltre adottate misure appropriate relative al personale: 23 dipendenti sono stati puniti con il licenziamento o con penalità monetarie per un totale di circa 70 milioni di dollari, attraverso la cancellazione di bonus e la restituzione di compensi ricevuti.
Durante la revisione in corso della strategia commerciale del gruppo Credit Suisse intende inoltre avere un approccio al rischio maggiormente conservativo. Nei prossimi mesi verrà sviluppata una "visione a lungo termine per la banca", che servirà come bussola nei prossimi anni, ha affermato il Ceo Thomas Gottstein, citato in un comunicato.
Gli investitori non hanno gradito le novità odierne: sulla piazza di Zurigo il titolo della società nel primo quarto d'ora di contrattazione è arrivato a perdere oltre il 5% a 8,79 franchi per poi risollevarsi parzialmente. A metà giornata era in rosso di oltre il 3%. Il valore dell'azione non è lontano dagli 8,72 franchi che rappresentano il minimo del 2020, stabilito una decina di giorni or sono. Credit Suisse è il titolo SMI con la performance di gran lunga peggiore quest'anno: dall'inizio gennaio ha perso il 21% del suo valore.
Credit Suisse - la ragione sociale del gruppo risale al 1997 - venne fondata nel 1856 a Zurigo quale Schweizeriche Kreditanstalt (Credito Svizzero, CS) da Alfred Escher (1819-1882), l'imprenditore che come noto ebbe un ruolo di primissimo piano anche nella costituzione di altri pilastri epocali elvetici quali il Politecnico federale e la ferrovia del San Gottardo. Il nome CS è anche legato a uno dei più grandi scandali bancari della Confederazione, quello che interessò la filiale di Chiasso - riciclaggio di capitali in fuga dall'Italia - e che scoppiò nel 1977, con ripercussioni sull'intero settore elvetico. Oggi Credit Suisse è una realtà mondiale con quasi 49'000 dipendenti.