Economia

Credit Suisse e il passato che non passa mai negli Usa

Altre grane in vista per la banca. Membri influenti del Senato la accusano di aver aiutato cittadini statunitensi ad evadere il fisco dopo l’accordo del 2014.

Altra tegola per la grande banca svizzera
(Keystone)
28 aprile 2021
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Zurigo – Nuova tegola per Credit Suisse. La banca, già alle prese con i grattacapi miliardari legati ai dossier Greensill e Archegos, vede affiorare dal passato nuovi spettri di una vicenda che sembrava morta e sepolta: la vertenza fiscale con gli Stati Uniti.

Stando a quanto riferisce il Financial Times, membri influenti della Commissione finanze del Senato americano accusano la banca di aver continuato ad aiutare cittadini statunitensi ad evadere le imposte anche dopo la dichiarazione di colpevolezza del 2014 e il relativo accordo con le autorità di Washington.

Il presidente dell'organo parlamentare, il senatore Ron Wyden, ha invitato il procuratore generale (ministro di giustizia) Merrick Garland a fornire ulteriori informazioni sull'intesa di sei anni or sono. Credit Suisse avrebbe violato le regole dell'accordo, celando informazioni: in particolare avrebbe tenuto segreto il conto di un professore di economia americano-israeliano che non aveva dichiarato un patrimonio di 200 milioni di dollari e che in seguito è stato condannato per reati fiscali.

Riguardo a questo caso il senatore Wyden si è rivolto anche direttamente al Ceo della società elvetica Thomas Gottstein, scrivendogli una lettera. "Le informazioni pubbliche e i documenti del tribunale federale americano sollevano dubbi sul fatto che Credit Suisse abbia rispettato pienamente l'accordo", si legge in un estratto della missiva citato dal quotidiano.

In una presa di posizione inviata all'agenzia Awp la banca afferma che dal 2014 la società "coopera pienamente con le autorità americane e continuerà a farlo". A fine maggio di quell'anno la seconda più grande banca svizzera aveva ammesso di aver volontariamente aiutato i clienti americani a frodare il fisco; per regolare il contenzioso l'istituito aveva pagato 2,6 miliardi di dollari.

Multa da 13 milioni nell’Ue per cartello con altre banche

Credit Suisse intanto si è vista infliggere dalla Commissione europea una multa di 11,9 milioni di euro (13 milioni di franchi) per essersi accordata per anni con altre banche sul mercato obbligazionario, violando così le norme sulla concorrenza.

L'autorità europea ha emanato sanzioni per complessivi quasi 29 milioni di euro. Oltre all'istituto elvetico dovranno passare alla cassa l'americana Bank of America Merrill Lynch (multa di circa 13 milioni di euro) e la francese Crédit Agricole (4 milioni). Nell'intesa era coinvolta anche Deutsche Bank, che non è però stata sanzionata perché ha rivelato l'esistenza del cartello ai funzionari di Bruxelles.

"Il comportamento delle banche ha limitato la concorrenza in un mercato in cui i fondi di investimento e le casse pensioni acquistano e vendono regolarmente obbligazioni per conto dei propri investitori e pensionati", ha affermato la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. "Il cartello ha danneggiato i mercati finanziari e la decisione odierna invia un chiaro messaggio che la Commissione non tollererà alcun tipo di comportamento collusivo".

Le quattro banche di investimento per cinque anni hanno partecipato a un cartello tramite un gruppo ristretto di trader che lavoravano nelle rispettive divisioni di obbligazioni in dollari ed erano in regolare contatto tra loro. Gli operatori, che erano in concorrenza diretta, normalmente si collegavano a chat room bilaterali o multilaterali sui terminali Bloomberg. Secondo la Commissione si conoscevano personalmente e si sono scambiati reciprocamente aggiornamenti ricorrenti sulle proprie attività di negoziazione, barattando informazioni commercialmente sensibili. Si sono così coordinati sui prezzi mostrati ai clienti o al mercato in generale.