Economia

La piazza finanziaria ticinese si sta stabilizzando

Secondo l'annuario 2019 del Centro studi Villa Negroni il processo di concentrazione in atto nel settore bancario cantonale è stato ‘meno rilevante’

Settore parabancario in leggera crescita (Ti-Press)
16 novembre 2020
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Nel 2019 il settore bancario ticinese è stato caratterizzato da una “certa stabilità”, mentre quello parabancario ha registrato (dati del 2018) “una lieve crescita degli indicatori”. È quanto emerge, in estrema sintesi, dall'annuario statistico ‘La piazza finanziaria ticinese 2019’ del Centro studi Villa Negroni pubblicato in questi giorni. 

Negli ultimi anni nel settore bancario ticinese è in atto un “processo di concentrazione della struttura”, si legge in un comunicato. Processo che tuttavia l'anno scorso è stato “meno rilevante rispetto al passato: si registra solo la diminuzione di una unità della categoria delle banche in mano straniera che mantengono comunque un ruolo preponderante”. Nel 2019 è anche stato confermato “il freno alla riduzione del numero di sportelli iniziata una decina di anni fa”. Stando all'analisi, quest'ultimo dato dimostra “che la ristrutturazione della presenza sul territorio di punti di vendita bancari sembra essere ridimensionata”. L'annuario confronta anche i dati ticinesi a quelli nazionali: l'anno scorso gli istituti presenti sul territorio ticinese erano 39, ovvero il 15,9% di tutti quelli presenti nella Confederazione. Gli sportelli, invece, erano 177 (il 5,9% del totale).

La nota sottolinea inoltre che pure “il personale bancario diminuisce in maniera inferiore rispetto alla riduzione media dei precedenti cinque anni”, precisando che “una parte di questo personale confluisce, e confluirà, nel settore parabancario“. Nell'ambito di quest'ultimo settore (gli ultimi dati statistici disponibili risalgono al 2018), “le attività finanziarie sono svolte da 878 aziende (in crescita) impiegando complessivamente 2'715 addetti: le attività d’intermediazione e consulenza, seguite per rilevanza dalla gestione di fondi e da quella di patrimoni, continuano a rappresentare i tre principali ambiti di attività dove è presente quasi il 90% delle aziende”. Secondo l'analisi è poi “sostanzialmente stabile il numero di aziende attive come commercialisti: 2'306 unità con 5'651 addetti (in crescita questi ultimi)”. Per quanto riguarda invece le attività immobiliari, esse “contano 822 aziende che occupano 1'497 impiegati: entrambe le voci sono in crescita”. Inoltre, “con 324 aziende, cresce anche il settore assicurativo che con 1'730 addetti denota un ritorno occupazionale ai livelli precedenti alla contrazione del 2017”.  

“Rimane fondamentale il monitoraggio degli aggiustamenti quantitativi fra le sue componenti, per poter rispondere efficacemente ai cambiamenti che ne conseguono, con lo sviluppo delle relative competenze professionali necessarie”, conclude il comunicato.

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