Economia

Nel 2020 Pil calerà meno del previsto

Secondo le stime della Seco il prodotto interno lordo scenderà quest'anno del -3,8%. A giugno era stato pronosticato un -6,2%

Nel 2021 la disoccupazione arriverà a una media annua del 3,4% (Ti-Press)
12 ottobre 2020
|

La recessione del 2020 sarà meno forte di quanto inizialmente temuto: stando alle stime della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) il prodotto interno lordo scenderà quest'anno del -3,8% rispetto al 2019. Il dato è migliore del -6,2% pronosticato in giugno. Anche per quanto riguarda la disoccupazione la previsione è meno negativa: è atteso un tasso del 3,2%, a fronte del 3,8% presunto tre mesi or sono e del 2,3% registrato l'anno scorso.

Primo semestre meno negativo

La ripresa cominciata a fine aprile sulla scia dell'allentamento delle misure di politica sanitaria anti-coronavirus ha superato le aspettative, spiega la Seco in un comunicato odierno. L'andamento del primo semestre è risultato meno negativo di quanto ipotizzato a inizio estate.

Il rilancio è ripreso anche nel terzo trimestre, sebbene abbia interessato maggiormente alcuni rami economici rispetto ad altri, più dipendenti dalla congiuntura internazionale. Secondo la Seco quindi la ripresa è incompleta: nella maggior parte dei settori i livelli dell'anno precedente non sono stati raggiunti. A fine settembre erano disoccupate quasi 50'000 persone in più rispetto a dodici mesi prima.

La recessione più forte dal 1975

La prevista riduzione del Pil del -3,8% - il dato è identico anche al netto dei grandi eventi sportivi, che incidono sensibilmente perché in Svizzera hanno sede le ricchissime federazioni internazionali - rimane peraltro la più forte dal 1975, anche se appare meno grave di quanto apparisse mesi or sono.

Rimbalzo atteso per l'anno prossimo

Nel 2021 vi sarà un effetto di rimbalzo: il Pil aumenterà rispettivamente del +4,2% e del +3,8% (con e senza effetti degli eventi sportivi). Tre mesi or sono le previsioni erano del +5,3 e del +4,9. Va notato peraltro che la Seco aveva già provveduto a un ritocco delle sue stime all'inizio di settembre, parlando di una contrazione del Pil di "circa il 5%" per il 2020.

Tornando all'analisi attuale, gli esperti della Confederazione si aspettano che verso la fine dell'anno prossimo l'attività economica elvetica ritorni al livello precedente la crisi. La spesa per i consumi e gli investimenti dovrebbe quindi progressivamente aumentare, nonostante le perdite di reddito e il permanere di una grande incertezza generale. Lo scenario si basa peraltro sul presupposto che né la Svizzera, né i suoi principali partner commerciali instaurino un nuovo confinamento su larga scala.

Aumento contenuto dell'occupazione

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la situazione dovrebbe migliorare, ma solo lentamente: si prevede infatti che nel 2021 la disoccupazione arriverà a una media annua del 3,4% (previsione di giugno: 4,1%), mentre l'aumento dell'occupazione sarà piuttosto contenuto.

A prevalere nel mondo è l'incertezza

Nel 2021 la situazione internazionale sarà probabilmente caratterizzata da una certa eterogeneità: i Paesi del Sud Europa, improntati al turismo, subiranno in modo particolare le conseguenze del Covid-19. Altre nazioni, tra cui gli Stati Uniti e la Germania, dovrebbero invece riprendersi più in fretta. Nel complesso, l'economia globale tornerà ai livelli pre-crisi a passi piuttosto lenti, il che andrà a scapito soprattutto dei comparti dell'industria svizzera di esportazione più sensibili alle variazioni congiunturali.

Le incertezze sono peraltro elevate. Una possibilità è che la situazione migliori improvvisamente, ad esempio in seguito all'omologazione di vaccini, ciò che potrebbe portare a un ripresa congiunturale molto più rapida. C'è però anche la possibilità che il recupero venga interrotto da un nuovo blocco delle attività o dalla chiusura dei confini, tanto in Svizzera quanto all'estero: in questo caso crescerebbe notevolmente la probabilità di un taglio consistente dei posti di lavoro e di insolvenze aziendali su grande scala. Aumenterebbero anche rischi connessi all'ulteriore indebitamento di stati e aziende. Sussistono peraltro anche altre difficoltà, al di fuori dalla pandemia: per citare qualche esempio, conflitti commerciali, Brexit, turbolenze su mercati finanziari, apprezzamento del franco e correzioni sul mercato immobiliare.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE