Economia

Coronavirus, il lavoro ridotto per ora è 'lo' strumento

La Seco allenta i criteri e semplifica le procedure. Regazzi (presidente Aiti): pensare anche a lasciare a casa una parte del personale per un certo periodo

La Segretaria di Stato Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch
(Keystone)
11 marzo 2020
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L'epidemia di coronavirus diventa pandemia (così ormai la definisce l'Organizzazione mondiale della sanità), durerà mesi e l'economia rischia di andare in tilt. Anche in Svizzera, dove si susseguono gli allarmi lanciati dai rami economici più colpiti. Le autorità federali non restano sordi agli appelli. La Segreteria di Stato dell'economia (Seco) corre ai ripari, facilitando l'accesso al lavoro ridotto per le aziende in difficoltà.

Le indennità per lavoro ridotto sono lo strumento, anche per settori che tradizionalmente non vi hanno mai fatto ricorso. Lo ha ribadito ieri in una conferenza stampa a Berna la direttrice della Seco Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch. Le regole per ottenerle saranno rese più flessibili. Il termine di annuncio prima dell'ottenimento dell'indennità verrà abbassato da 10 a 3 giorni. Inoltre, la procedura sarà semplificata: verranno richiesti solo i documenti strettamente necessari. Al vaglio anche "diverse proposte" per far fronte a uno dei problemi che più si faranno sentire in non poche aziende: la mancanza di liquidità. Al momento, invece, un programma congiunturale di più ampio respiro - invocato tra gli altri dai sindacati - non è un tema, ha detto Ineichen-Fleisch.

Il governo del canton Lucerna ha chiesto invece proprio ieri alla Confederazione di studiare misure coordinate per aiutare i settori dell'economia colpiti dal coronavirus. Obiettivo: evitare che si giunga a 26 soluzioni cantonali individuali. Come quella annunciata dal Consiglio di Stato di Basilea Città: un programma di sostegno alle aziende da un milione di franchi, che prenderà avvio il primo maggio. Fra le misure previste: l'aumento dei fondi destinati alla lotta contro la disoccupazione, l'allungamento dei termini di pagamento delle fatture delle Aziende industriale di Basilea, accesso a crediti ponte a condizioni agevolate proposti dalla locale banca cantonale e garantiti dal cantone.

'Lasciare a casa una parte del personale per un certo periodo'

Aziende in ansia anche in a Sud delle Alpi. L'Associazione industrie ticinesi (Aiti) chiederà ai suoi affiliati che "diano prova di senso di responsabilità, indipendentemente da quello che si decide o no a Berna". Lo ha confermato alla 'Regione' il suo presidente Fabio Regazzi. "Si possono adottare volontariamente misure per ridurre il movimento non solo dei frontalieri, ma anche dei lavoratori residenti", spiega il consigliere nazionale Ppd. "Bisogna cercare di fare tutto il possibile. Se necessario, anche lasciare a casa una parte del personale per un certo periodo, salvaguardando unicamente la produzione essenziale".

Gli appelli alla politica si moltiplicano. Il coronavirus sta provocando gravi problemi nel ramo dei pullman, alle prese con un calo definito drammatico delle prenotazioni: lo afferma l'Associazione svizzera dei trasportatori stradali (Astag), che chiede alla Confederazione di intervenire. Gli ordini vengono cancellati, intere flotte di veicoli sono ferme per mancanza di clienti e il settore è già confrontato con problemi di liquidità che potrebbero portare alla perdita di posti di lavoro, si legge in una nota.

L'associazione Commercio Svizzera segnala dal canto suo difficoltà nell'approvvigionamento di merci provenienti dalla Cina e dall'Italia. A patirne sono il commercio elvetico e i singoli clienti, come l'industria delle costruzioni. Finora il settore è stato in grado di compensare la maggior parte dei colli di bottiglia passando da quelli cinesi ad altri fornitori. Ma l'importazione di telecamere, macchinari per l'edilizia e piastrelle per pavimenti è in ritardo. E mancano anche i pezzi di ricambio per le macchine da costruzione.

Treni Ffs, capolinea a Milano

Primi significativi contraccolpi si segnalano anche sul traffico ferroviario. Le Ffs - già confrontate con un calo del 10-20% del numero di passeggeri sui treni che circolano in Svizzera - ieri hanno fatto sapere di aver limitato l'offerta da e verso l'Italia. I treni diretti tra la Svizzera e Venezia fermano ormai a Milano. La richiesta è partita da Trenitalia, a fronte delle restrizioni - definite "draconiane" dalle Ferrovie federali - per gli spostamenti delle persone poste dalle autorità italiane e al massiccio calo della domanda.

I due treni che da Zurigo e Ginevra circolano fino a Venezia via Milano, da ieri terminano la corsa nel capoluogo lombardo. Da oggi le Ferrovie taglieranno anche altri collegamenti nel traffico tra i due Paesi. Questi treni circoleranno solo sulla sezione di tratta svizzera, vale a dire fino a Chiasso o a Briga.

In un primo momento le misure restano in vigore fino a domenica 5 aprile 2020 compresa. I viaggiatori interessati dalle cancellazioni possono utilizzare i propri biglietti su altri treni senza costi aggiuntivi. I biglietti datati fino al 30 aprile 2020 saranno rimborsati integralmente prima della partenza.

Il coronavirus tarpa le ali a Swiss. La compagnia aerea ha cancellato tutti i voli verso l'Italia in seguito al propagarsi dell'epidemia. In parallelo Lufthansa - casa madre di Swiss - ha fatto sapere che in aprile saranno soppressi 23mila voli a livello di gruppo.

 

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