l'economia

Sul baratro della recessione con il coronavirus

Ubs rivede al ribasso le previsioni del Pil svizzero. L'economia italiana è quella più a rischio

I mercati finanziari piangono (Keystone)

È quasi certo che l'Italia cada in recessione nei prossimi sei mesi. Lo choc della domanda, con l'emergenza coronavirus e le misure eccezionali del governo italiano, è stato pesante. Probabilmente anche alla fine dell'anno davanti alla variazione del Pil ci sarà un segno meno. Ne è convinto Matteo Ramenghi, Chief investment officer di Ubs WM Italy intervenuto in conferenza telefonica durante il tradizionale incontro di inizio anno con la stampa ticinese. Un media breakfast trasformato in media call in ossequio ai principi di prudenza, come ha ricordato Luca Pedrotti, direttore di Ubs Ticino.

Le previsioni per l'economia svizzera invece sono state riviste al ribasso, ma non si parla ancora di recessione. La crescita del Pil elvetico, secondo Elena Guglielmin, senior credit analyst di Ubs, sarà però ben al di sotto dell'1%: tra lo 0,7 e lo 0,9%. A essere messi sotto pressione sono due settori: il turismo e l'orologeria che esporta molto verso l'Asia. Le banche centrali, a partire dalla Fed e seguita ieri dalla Banca d'Inghilterra, hanno già tagliato i tassi d'interesse. Altri stimoli monetari, secondo Elena Guglielmin, arriveranno dalla Banca centrale europea (Bce). Anche a livello globale le ripercussioni dell'epidemia di coronavirus saranno pesanti, ma probabilmente - ha ricordato Ramenghi - non ci sarà recessione in senso tecnico, nonostante la forte frenata della Cina indotta proprio dallo scoppio dell'epidemia. 

Intanto i mercati finanziari, negli ultimi dieci giorni, hanno bruciato centinaia di miliardi di dollari. Si è trattato - ha spiegato Ramenghi - di un combinato disposto di tre fattori: allarme coronavirus; guerra dei prezzi del petrolio tra Arabia Saudita e Russia e vendite di titoli scatenate dagli algoritimi che hanno reagito 'istericamente' all'aumento della volatilità. «La preoccupazione dei mercati è legata alla durata della crisi sanitaria. Il rischio è che si ripeta la spirale di fallimenti di piccole e medie imprese del 2008 generata da una stretta creditizia», afferma l'economista di WH Ubs Italy. «Difficilmente, però si ripete lo stesso errore due volte. I governi si stanno muovendo in modo proattivo con stimoli fiscali per evitare la crisi. L'Italia ha promesso un pacchetto da 25 miliardi di euro. E altri Paesi seguiranno, se ci sarà bisogno», precisa Ramenghi ricordando che l'obiettivo è quello di «evitare un credit crunch; evitare i default di Pmi e garantire liquidità extra al sistema economico in modo che nella seconda parte dell'anno, a paura epidemica passata, la ripresa sia la più rapida possibile».

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