Economia

'Il franco è acquistato dagli stati canaglia'

Per Antonio Foglia, economista e azionista di Ceresio Investors, la valuta svizzera è rifugio per chi non lo merita

Da sinistra: Gabriele Corte (direttore generale di Ceresio Investors); Chiara Casale (responsabile ricerca economica) e Antonio Foglia (foto Ti-Press)
29 gennaio 2020
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L’inizio dell’anno è sempre un momento privilegiato per fare il bilancio di quanto avvenuto e di cosa si prospetta il per i prossimi dodici mesi. L’incontro annuale con Antonio Foglia, economista e azionista di Ceresio Investors (Banca del Ceresio), è l’occasione per uno scambio di “Macro-pensieri controcorrente”, come li definisce lo stesso Foglia.

È il caso, per esempio, dell’opinione sulla robustezza del franco svizzero che ha continuato l’anno scorso il trend al rialzo rispetto alle principali valute internazionale e l’euro in particolare. Una tendenza ampiamente anticipata un anno fa. «La Banca nazionale svizzera – ha spiegato Antonio Foglia – sa bene che il franco è comprato soprattutto dagli svizzeri e dagli ‘Stati canaglia’». Per ‘stati canaglia’ si intendono tutti quelli che temono sanzioni economiche da Stati Uniti ed Unione europea come Russia, Cina, Iran che «cercano di diversificare le proprie riserve fuori dall’area del dollaro o dell’euro». «La neutralità della Svizzera e il franco offrono probabilmente un rifugio a chi non lo merita. E questo è un rischio per la Svizzera», ha ricordato Foglia spiegando come il forte surplus di partite correnti dell’economia svizzera nei conti con l’estero spinge a investire fuori dai confini nazionali una quota crescente dei propri risparmi. «I fondi pensione lo hanno fatto, ma coprendo il rischio di cambio. In questo modo si sono acquistati circa la metà dei franchi che la Bns ha venduto al mercato», spiega ancora Foglia facendo un passaggio in più per quanto riguarda l’efficacia della politica della Bns dei tassi negativi. «Questo fattore non lascia più ai fondi pensioni lo spazio di assumersi il rischio di cambio su investimenti esteri». 

E l’effetto degli stati canaglia su tutto ciò? «Generalmente quando si è in una fase di Risk off (fuga dal rischio, ndr), l’indice S&P scende e il franco si rafforza. Viceversa quando c’è Risk on (presa di rischio, l’indice azionario S&P di riferimento risale e il franco scende. Curiosamente quando il rublo si deprezza, la banca centrale russa vende riserve valutarie e il franco si indebolisce e viceversa, senza rispettare le attese delle ipotesi standard», commenta Antonio Foglia. Un fatto che avrebbe fatto diminuire già l’anno scorso gli interventi della Bns sul mercato valutario.

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