Economia

Jerome Powell: 'Rischi sulle prospettive economiche'

Il presidente della Fed, oggi all'università di Zurigo, promette di agire a sostegno della ripresa valutando gli sviluppi geopolitici

6 settembre 2019
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L'Azienda America rallenta. In agosto i posti di lavoro creati sono stati solo 130'000, di cui 25'000 assunzioni effettuate per condurre il censimento. Il dato sotto le attese non spaventa Wall Street, che avanza nonostante le pressioni al ribasso dei tecnologici. Il rallentamento del mercato del lavoro, al suo 107esimo mese consecutivo di crescita, non preoccupa né la Casa Bianca né la Fed. "I dati mostrano un mercato del lavoro in una posizione forte" dice da Zurigo il presidente della Fed, Jerome Powell, che pur non intravedendo nessuna recessione all'orizzonte non manca di constatare i "significativi rischi" sulle prospettive economiche.

La Fed è impegnata proprio a monitorare queste rischi ed è impegnata "ad agire in modo appropriato a sostegno" dell'espansione economica" afferma Powell, oggi all'Università di Zurigo per un evento al quale partecipano anche il presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (Bns Thomas Jordan, il Ceo di Credit Suisse Tidjane Thiam, la titolare di Ems-Chemie Magdalena Martullo-Blocher e la presidente della Direzione di Economiesuisse Monika Rühl.

Thomas Jordan, da parte sua, non crede che ci sarà una recessione mondiale o in Svizzera. Le incertezze attuali - non solo il contenzioso commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, ma anche la Brexit - pesano tuttavia sull'economia, sottolinea. L'intervento di Powell è l'ultimo intervento prima del periodo di 'silenzio stampa' che precede la prossima riunione della Fed, in calendario il 17 e 18 settembre prossimi. Una riunione dalla quale gli analisti si attendono un taglio dei tassi di un quarto di punto. Una riduzione le cui attese sono rafforzate dall'impegno di Powell a sostegno della crescita.

Una crescita quella americana che procede, con il Pil previsto crescere quest'anno fra il 2% e il 2,5%. I rischi però non mancano. Primo fra tutti è l'incertezza commerciale per la guerra fra Stati Uniti e Cina. Ci sono poi l'inflazione bassa, le tensioni Hong Kong e la Brexit. Ma per Powell il nodo commerciale è il più spinoso: la guerra avviata da Trump e nella quale Trump vorrebbe il suo appoggio mette il presidente della Fed e la banca centrale americana in una posizione scomoda.

"La politica non ha assolutamente alcun ruolo nelle decisioni della Fed: sarebbe sbagliato tenerla in considerazione" dice secco Powell in un messaggio indiretto a Trump, che continua ad attaccarlo e attaccare la banca centrale per aver alzato i tassi troppo e troppo velocemente. "La Fed - ribadisce Powell - agirà in modo appropriato a sostegno della ripresa valutando gli sviluppi geopolitici, i dati economici e le condizioni finanziarie".

Certo è che per la Fed la situazione non è facile di fronte a una guerra commerciale che rende l'outlook confuso e che divide la stessa Fed, con i falchi propensi allo status quo e le colombe convinte della necessità di un'azione per evitare un forte rallentamento dell'economia, di fronte al quale la Fed ha indubbiamente meno risorse per intervenire considerato l'attuale livello dei tassi. La partita commerciale non è un tema della Fed che, al contrario della Banca Centrale cinese, non è coinvolta nelle trattative, dice Powell. Una presa di distanza che rappresenta un altro messaggio a Trump e soprattutto un invito a non strumentalizzare la Fed.

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