Economia

Fca-Renault: la Francia alza la voce

Sulla fusione automobilistica, il ministro Le Maire promette una ferma difesa delle fabbriche transalpine

Keystone
5 giugno 2019
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La Francia resterà “ferma nella difesa” dei suoi interessi industriali, a cominciare dalla tutela degli stabilimenti, dei centri di ricerca e dei posti di lavoro e la necessità che almeno una sede operativa della futura entità nata dalla possibile fusione tra Fca e Renault resti a Parigi.

È questo il messaggio martellato come un mantra dal ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, nel giorno in cui il Cda di Renault è tornato a riunirsi dalle ore 18 del nel quartier generale di Boulogne-Billancourt per continuare a studiare e dibattere della proposta di nozze italo-americana, dopo la prima fumata nera di ieri.

“Vogliamo fare questa fusione, ma non la faremo a qualsiasi condizione”, ha avvertito il ministro che lo scorso fine settimana ha incontrato personalmente John Elkann, sottolineando con forza che dinanzi a un dossier di questa portata non si può agire in modo "precipitoso".

"Prendiamo il tempo di fare le cose per bene", ha spiegato ai microfoni di BMT-TV, tornando ad illustrare, una per una, le linee rosse di Parigi. A cominciare da quelle legate alla governance. Se nessuno sembra ormai rimettere in discussione la poltrona dello Stato francese, primo azionista di Renault, nel futuro Cda e la futura configurazione dei vertici (con Elkann presidente e Jean-Dominique Senard, l'attuale n.1 di Renault, amministratore delegato), l'esecutivo transalpino vuole essere sicuro che potrà continuare a pesare sulle nomine anche dopo i primi quattro anni di vita del futuro colosso dell'auto.

Altro punto delicato riguarda le eventuali compensazioni finanziarie per giungere ad una situazione paritaria, 50-50, come avanzata nella richiesta di matrimonio inviata da Fca il 27 maggio. Pur riconoscendo l'interesse di impiantare, come previsto, il quartier generale in Olanda, Parigi insiste inoltre sulla necessità che una sede operativa resti a Boulogne-Billancourt, il comune alle porte della capitale da cui cominciò l'avventura industriale di Renault. “Può essere una sede geografica che coprirebbe la totalità della Francia, dell'Europa e forse anche più. Perché un'azienda è un'incarnazione e avere una sede in Francia è importante per i francesi”, ha detto Le Maire, aggiungendo tuttavia di non aver ancora ottenuto "garanzie" su questo punto.

Intanto, politici e sindacati francesi come Cgt e Fo sono tornati ad esprimere le loro perplessità, se non contrarietà, alla fusione. Ma il governo macronista vuole crederci fino in fondo, convinto che la fondazione del terzo gruppo automobilistico mondiale, insieme agli storici alleati di Nissan che devono ad ogni costo restare dentro, sia una reale "opportunità per consolidare il paesaggio automobilistico mondiale e creare un “campione europeo di portata globale”.

Il progetto di fusione prevede la creazione di una holding basata ad Amsterdam e quotata alle borse di Parigi, New York e Milano. La famiglia Agnelli, che controlla il 29% di Fiat-Chrysler, vedrebbe la sua parte automaticamente diluita al 14,5%,restando comunque primo azionista della nuova entità, mentre lo Stato francese scenderebbe dall'attuale 15% al 7,5%.

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