Economia

In Ticino frontalieri in calo, non in Svizzera

A livello nazionale i lavoratori pendolari sono aumentati, ma rappresentano solo il 6,2% degli occupati totali. A Sud delle Alpi, invece, più del 27 per cento

(Foto Ti-Press)
7 maggio 2019
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L’economia svizzera storicamente ha sempre avuto bisogno di forza lavoro estera, sia essa residente o frontaliera. Quest’ultima categoria di lavoratori dipende spesso dalla congiuntura economica che si respira da una parte o dall’altra del confine, aumentando o diminuendo a seconda di dove spira il vento della ripresa economica locale. Anche il dato di marzo sul numero dei frontalieri in Svizzera riflette questa tendenza.
Alla fine di marzo, il numero di frontalieri attivi in Svizzera era di 316’758, in aumentato dello 0,9% rispetto al primo trimestre 2018. Nel periodo in rassegna in Ticino ne sono stati registrati 63’869, in contrazione dell’1,2% sull’arco di un anno.
In base a un comunicato dell’Ufficio federale di statistica (Ust), nel 2018 la quota di pendolari stranieri era del 6,2% rispetto al totale degli occupati in Svizzera. In Ticino invece il rapporto era del 27,4%, un tasso praticamente stabile negli ultimi tre anni.
Nei primi tre mesi del 2019 i frontalieri in Svizzera erano occupati in misura del 66,6% nel settore terziario, del 32,8% nel secondario e dello 0,6% nel primario. In Ticino i tassi erano rispettivamente del 63,4, 35,8 e 0,8 per cento, con una quota di uomini del 61,1% e di donne del 38,9 percento.

Sei disoccupato a Basilea? Cerca lavoro in Germania!
Intanto a Basilea fa discutere una lettera dell’Ufficio cantonale del lavoro con cui si invitano i disoccupati over 50 anni a trovarsi un lavoro il Germania facendo il frontaliere al contrario. La lettera invitata i senza lavoro basilesi a un incontro informativo sul tema.
La missiva – riferisce il Blick nell’edizione odierna – porta il titolo ‘Abitare in Svizzera – Lavorare come frontaliere in Germania’. A riceverla è stata per esempio Christian Schaub, uno spedizioniere 53enne da tempo alla ricerca di un nuovo impiego che, in luglio, rischia di dove abbandonare la disoccupazione per rivolgersi all’assistenza.
“Non vedo il motivo per cui dovrei lavorare in Germania”, afferma Schaub in dichiarazioni rilasciate al quotidiano. “È grottesco, Basilea è inondata dai frontalieri e i disoccupati svizzeri come me vengono mandati a lavorare in Germania. Questo sistema è malato”, aggiunge.
Il tasso di disoccupazione a Basilea Città è del 3,3%, il più elevato fra i cantoni svizzeri tedeschi: nelle limitrofe regioni tedesche è più contenuto, ma più bassi sono anche gli stipendi. Secondo Schaub invece di invogliare i disoccupati a cercare impiego oltre il Reno si dovrebbe costringere i datori di lavoro ad assumere gli svizzeri, prima di cercare personale al di là del confine.
Contattato dal Blick, l’Ufficio cantonale dell’economia e del lavoro (Amt für Wirtschaft und Arbeit, Awa) sottolinea che la cooperazione transfrontaliera ha una lunga tradizione sul locale mercato del lavoro. Quello descritto nella lettera è “un evento informativo rivolto alle persone in cerca di lavoro interessate ad ampliare la loro conoscenza del mercato del lavoro tedesco, su base volontaria“. Non vengono proposti direttamente impieghi e non vi è alcun obbligo, precisano i funzionari. L’Awa conferma peraltro che la lettera è stata inviata “principalmente a persone di età superiore a 50 anni”.

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