Economia

'Anche con la digitalizzazione, l'uomo resterà centrale'

Per Christian Vitta il Ticino ha le carte giuste per affrontare il cambiamento tecnologico. Venerdì l'inaugurazione del centro informatico di Ubs a Manno

Il consigliere di Stato e direttore del Dfe Christian Vitta (Ti-Press)
14 novembre 2018
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Il processo di digitalizzazione e automazione sta investendo sia l’economia (produzione e servizi) sia la società (cambiamenti delle abitudini di consumi e dell’organizzazione del lavoro). È un fenomeno che non risparmia nessuna economia occidentale. Come si stia attrezzando il Ticino istituzionale per questa rivoluzione, lo abbiamo chiesto al consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia. «L’innovazione tecnologica avanza rapida e influenzerà il quotidiano di tutti noi (quando una tecnologia prende il sopravvento, non si può per fortuna tornare indietro, ndr). Come tutti i cambiamenti è importante gestirli e non subirli. Siamo coscienti che le innovazioni ci sono. Bisogna prime comprenderle e poi gestirle per massimizzare gli effetti positivi e minimizzare quelli negativi», spiega Vitta ricordando i progetti che il Dfe ha in cantiere.

Tra le conclusioni del ‘Tavolo dell’economia’ lanciato all’inizio della legislatura c’era anche quella sul ‘Ticino digitale’. Cosa è stato fatto e cosa si farà nei prossimi anni in questo ambito?
Uno dei progetti su cui stiamo lavorando è quello della banda ultralarga. Allacciare tutto il territorio cantonale – valli comprese – all’autostrada dei dati permette di porre le premesse per creare nuove modalità di lavoro del futuro (penso al telelavoro, ma non solo) e anche di studio. Un altro importante passo in questo ambito è stata l’adesione alla piattaforma nazionale ‘Digital Switzerland’. Tra gli altri progetti in cantiere c’è anche quello dello sviluppo di un parco tecnologico orientato alle nuove tecnologie. L’amministrazione cantonale è anche utilizzatrice di nuove tecnologie. La dichiarazione dei redditi elettronica che limita al minimo l’uso della carta, facilitando nel contempo il lavoro di accertamento, per esempio, è una realtà. È pur vero che queste tecnologie non si affermano dall’oggi al domani. E qui c’è la responsabilità dell’ente pubblico che deve informare e formare senza creare inutili allarmi sociali. Bisogna sempre partire dalla premessa che il processo di digitalizzazione e l’intelligenza artificiale non dovranno mai sostituire l’essere umano. L’unicità delle persone e i valori che caratterizzano l’essere umano, quali la creatività, l’intuizione e la capacità di relazionarsi, devono continuare a essere valorizzati. La tecnologia dovrà affiancare l’attività dell’uomo ed essere al suo servizio, ma non prendere il sopravvento.

Stando a eminenti studi internazionali, per la prima volta nella storia le prospettive occupazionali sono peggiori rispetto ad altre svolte tecnologiche.
Tutte le rivoluzioni hanno creato nella popolazione, in un primo momento, un senso di timore e incertezza in particolare rivolti alla riduzione del fabbisogno di manodopera. La storia ci ha poi insegnato che non è così per forza nel lungo periodo. È vero che se si leggono questi cambiamenti con gli occhi del passato, le prospettive non sono positive. Se invece si rimane orientati al futuro, si possono cogliere le opportunità. Gli esseri umani si sono sempre adattati al cambiamento e sarà così anche per la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo in questo particolare periodo storico.

In passato alle rivoluzioni tecnologiche si sono susseguite anche quelle sociali. Potrebbe essere il caso anche di questi cambiamenti epocali. «Le macchine sono state pensate per essere a supporto dell’uomo e non viceversa. È immaginabile, per esempio, una riorganizzazione del tempo di lavoro o anche una diversa fiscalità a livello internazionale o addirittura una redistribuzione diversa della ricchezza», precisa Christian Vitta.

Bisognerà, come dice qualche economista, pensare anche a un reddito di cittadinanza per tutti?
Non mi spingo fino a tanto, ma tutti i cambiamenti impongono anche di ripensare i sistemi fino a questo momento applicati. Il tema della redistribuzione della ricchezza è certamente uno di quelli da affrontare. Se produco solo con i robot, dovrò anche pensare a chi consuma che non sono evidentemente altri robot. Nel mezzo del cambiamento di paradigma ci saranno dei perdenti e dei vincenti. Dobbiamo limitare il più possibile che vi siano dei perdenti dal fenomeno della digitalizzazione. Un’altra sfida che lancia la digitalizzazione è quella legata alle modalità di offerta dei servizi. Si pensi ad esempio a Uber e Airbnb, per esempio, fenomeni di portata internazionale.

Possiamo rispondere a queste sfide ad esempio con la formazione di base e quella continua?
Quello della formazione non è compito specifico del Dfe, ma certo è un tema che sarà ancor più centrale nel futuro. Certamente sarà vincente sul mercato del lavoro chi potrà disporre di una ‘cassetta degli attrezzi’ ben fornita, ovvero di una formazione di base solida. Una formazione che dovrà essere costantemente aggiornata. Accanto alla formazione di base e continua anche la riqualifica professionale sarà pure molto importante. Come ente pubblico dobbiamo fornire degli strumenti adeguati per riqualificare la forza lavoro ed evitare i perdenti di cui parlavamo prima. Questo lo dovranno fare anche le piccole e medie aziende le quali dovranno ricevere il necessario supporto affinché garantiscano questo percorso di aggiornamento professionale. Una società ben organizzata deve garantire anche una crescita culturale che costituisce l’elemento distintivo fra l’essere umano e la macchina.

L’apertura di questa settimana del Business solution center di Ubs è una buona notizia. Come attirare altre realtà nazionali e internazionali?
Stiamo mettendo a frutto quello che il Ticino universitario e della ricerca scientifica offre. Occorre creare sinergie tra mondo accademico e della ricerca con il mondo aziendale. Non è un mistero che Ubs ha scelto il Ticino per uno dei suoi centri nazionali sull’informatica applicata alla finanza proprio perché ha sede l’Istituto Dalle Molle sull’intelligenza artificiale. Siamo pronti ad accogliere altre realtà che vorranno insediarsi per creare un circolo virtuoso. Come ente pubblico dobbiamo coltivare un terreno fertile per l’insediamento di aziende innovative e di riflesso la creazione di posti di lavoro.

Per quanto riguarda la tecnologia blockchain, in Ticino è nata una piccola ‘criptovalley’. È un mondo che non viene captato dai radar della società e delle istituzioni?
Un conto è la tecnologia e un altro è l’applicazione in ambito monetario. C’è chi afferma che la blockchain (un registro decentralizzato e aperto, ndr) in futuro avrà lo stesso impatto di internet. Si tratta di una tecnologia che si sta affermando. Al pari della Confederazione, stiamo seguendo questo fenomeno per conoscerne rischi e opportunità. Dobbiamo però distinguere quella che è la tecnologia e la sua applicazione pratica. In ambito monetario, per esempio, la Svezia ha emesso una sua moneta digitale.

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