Economia

Caso Pkb, il primo di una probabile lunga serie

Il procuratore di Milano Francesco Greco ha parlato di 250 banche sotto osservazione grazie al patrimonio di dati delle Voluntary. Un’azione simile a quella Usa

Senza più segreti (Ti-Press)
10 novembre 2018
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Quella sulla luganese Pkb non è l’unica indagine aperta a Milano sull’attività delle banche estere all’epoca della Voluntary disclosure. “Stiamo monitorando diverse banche e non ci fermiamo qui” ha affermato martedì il procuratore capo di Milano Francesco Greco.

Sotto osservazione, in particolare, ci sono le modalità con cui un istituto di credito fornisce ai clienti ‘consigli’ su come aggirare il fisco. “L’Agenzia delle entrate – ha detto il procuratore –ha ricostruito una banca dati dei 130mila cittadini italiani che hanno aderito alla ‘voluntary disclosure’ e c’è una lista di 250 banche estere dove sono stati depositati i soldi”. Un modo per fare intendere che il caso Pkb potrebbe essere il primo di una serie di inchieste di questo tipo.

Dal caso Pkb, ha ricordato il magistrato, è emerso uno schema molto simile a quello dell’indagine su Credit Suisse. In quella occasione era stato scoperto dagli inquirenti una sorta di ‘manuale dell’evasore’, con una dettagliata serie di istruzioni ai funzionari per aggirare le indagini, come non usare telefonini o pc aziendali, non portare in Italia nessun documento collegabile alla banca.

L’istituto dell’autodenuncia è stato recepito anche dalla legislazione svizzera. «Come mai le nostre autorità fiscali non stanno usando il patrimonio di informazioni raccolte dai contribuenti ‘pentiti’ in questi anni per prendere provvedimenti contro ‘i facilitatori’ dell’evasione fiscale?», si chiede Paolo Bernasconi, esperto di diritto bancario. L’azione annunciata dal procuratore di Milano Francesco Greco, ricorda Bernasconi, è molto simile a quella già attuata dagli Stati Uniti negli anni scorsi e che costò alcuni miliardi di franchi a gran parte del sistema bancario svizzero. «Non so se tutte le 250 banche citate da Greco saranno perseguite dalle autorità giudiziarie italiane. È probabile però che qualche altra banca ticinese (visto che gran parte di chi ha fatto la Vd deteneva capitali in Svizzera, ndr) in futuro potrebbe essere chiamata a chiarire l’operatività pre-voluntary». Sul tema autodenuncia e fisco ticinese è stata presentata un’interrogazione a firma Ivo Durisch (Ps) lo scorso 24 luglio e a cui il Consiglio di Stato ha risposto lo scorso 19 settembre. In estrema sintesi, l’atto parlamentare chiedeva proprio quali provvedimenti sono stati adottati per migliorare l’accertamento fiscale.

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