Economia

Non vinceranno i robot

La digitalizzazione sta cambiando il lavoro, ma le macchine non sostituiranno l'uomo nemmeno nel lungo termine

La supervisione umana dovrebbe essere sempre prevalente (Keystone)
13 ottobre 2018
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«Si parla tanto di rivoluzione digitale, ma per ora non è ancora avvenuto quanto temuto in termini di distruzione di posti di lavoro o meglio, sta avvenendo molto più lentamente di quanto immaginato o preconizzato in modo quasi messianico», così Marco Salvi, ricercatore di Avenir Suisse presente ieri a Lugano per la quarta edizione di ‘Swisscom dialogarena’, piattaforma di discussione sull’innovazione svoltasi al Lac di Lugano. L’intelligenza artificiale era il tema di quest’anno. E proprio a margine di questo evento abbiamo incontrato Marco Salvi che è coautore, insieme a Tibère
Adler, di uno studio proprio sulla robotizzazione e la digitalizzazione dell’economia intitolato ‘Quando i robot arriveranno - Preparare il mercato del lavoro alla numerizzazione’.
«Almeno in Svizzera la digitalizzazione non è una rivoluzione, ma uno sviluppo costante che condizionerà il futuro del
mondo del lavoro in modo più lento di quanto immaginato», spiega Marco Salvi. Eppure si legge quasi quotidianamente della fine del lavoro come lo conosciamo e della possibilità di diventare tutti
‘freelancer’ o meglio imprenditori di se stessi proprio grazie alla digitalizzazione.
«Sono di cultura liberale e quindi favorevole al mercato. Se tali cambiamenti dovessero verificarsi, sarà perché la domanda e l’offerta di beni e servizi saranno andate in quella direzione. Ma oggi le forme di ‘lavoro atipico’, come i lavori a tempo determinato o il telelavoro, sono rimaste molto limitate. Le qualifiche dei dipendenti sono state in grado di tenere il passo con lo sviluppo tecnico. L’unica certezza: la digitalizzazione porterà molte innovazioni. Il modo migliore per prepararsi a questo è promuovere la mobilità, sia a livello lavorativo sia a livello di formazione. Per fare ciò, è necessario evitare la regolamentazione politica dell’occupazione e mantenere la flessibilità del mercato del lavoro», aggiunge l’economista di Avenir Suisse.
Il tasso di disoccupazione in Svizzera rimane basso, il telelavoro ristagna (5,1%) proprio come il lavoro autonomo (7,6%). La proporzione di contratti a tempo indeterminato era del 91,1% nel 2016. I timori di polarizzazione del mercato del lavoro (che farebbero pressione su lavoratori di media capacità) non si sono verificati.
«Non c’è motivo di temere una ‘robocalypse’ in cui macchine intelligenti sostituiscano gli uomini su larga scala. L’ultimo studio di McKinsey parla della distruzione di un milione di posti di lavoro. Ma già oggi in Svizzera ogni anno vengono cancellati 800mila posti di lavoro e creati contemporaneamente altri 870mila con un saldo positivo, per fortuna. Allo stesso tempo, la digitalizzazione in corso dell'economia svizzera è una realtà che richiede riforme nei settori del diritto del lavoro e delle assicurazioni sociali» continua Salvi.
«Ci sono sempre più impiegati part-time o con più datori di lavoro. Le assicurazioni sociali dovrebbero coprire meglio il lavoro occasionale o irregolare», commenta Marco Salvi che ricorda come debba essere ripensata anche la formazione professionale che dovrà essere meno specialistica di quella attuale, ma sufficientemente ampia per affrontare i cambiamenti tecnologici «che nella storia dell’umanità sono sempre avvenuti».

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