Economia

Giro di vite sui fallimenti 'pilotati'

Bandire dal registro di commercio chi è stato condannato per cattiva gestione. Lo chiede una mozione del deputato friburghese Jacques Bourgeois del Plr

22 settembre 2018
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È un palliativo che non risolve il problema dei fallimenti aziendali ‘pilotati’ o addirittura fraudolenti, ma è pur sempre un passo avanti nella direzione di maggiore chiarezza in un ambito che – soprattutto in Ticino – sta conoscendo una dinamica al rialzo. Stiamo parlando della recente mozione del consigliere nazionale friburghese Jacques Bourgeois approvata giovedì dalla Camera bassa. Ora il testo è all’attenzione del Consiglio degli Stati.


In pratica si propone di impedire, per un certo periodo di tempo, alle persone condannate per cattiva gestione o mancato pagamento degli oneri sociali, l’iscrizione nel registro di commercio, qualora decidessero di rimettersi in affari.


Per l’autore della mozione, “sempre più persone dichiarano fallimento senza che si tratti di una conseguenza diretta di un rischio imprenditoriale mal valutato, bensì il risultato di un’insolvenza o di un indebitamente scientemente orchestrato”. Molto spesso, durante la breve vita delle società, i gerenti o gli amministratori cedono a un’altra entità in costituzione o da poco iscritta nel registro di commercio e, di conseguenza, svuotano rapidamente queste società della loro sostanza per metterle in procedura di fallimento lasciando dietro di sé una scia di debiti e pendenze, non solo con i fornitori, ma anche con le assicurazioni sociali e i dipendenti. E gli scoperti a carico della collettività sono milionari.

Un fenomeno denunciato in Ticino da tempo dal sindacato Unia che un anno fa ha messo nero su bianco le cifre di un malandazzo crescente, soprattutto nel settore dell’artigianato edile.

La tecnica utilizzata, o meglio il ‘modus operandi’, visto che spesso si tratta di un comportamento fraudolento, è sempre la stessa, ci spiega Vincenzo Cicero, sindacalista Unia. «Una società a garanzia limitata incomincia ad accumulare debiti nei confronti dell’ente pubblico (imposte alla fonte e oneri sociali) facendo bene attenzione a non rimanere troppo scoperti nei confronti dei fornitori. In prossimità del fallimento addirittura non pagano gli stipendi ai dipendenti sapendo che la cassa disoccupazione interviene con le indennità di insolvenza. Pochi giorni dopo sono di nuovo sul mercato con una nuova società, lasciando dietro di sé una montagna di debiti a carico della collettività». E il giro ricomincia.

Perdite economiche in brusco aumento nel Ticino del boom edilizio

Tra le motivazioni che hanno spinto Jacques Bourgeois a chiedere un giro di vite sul fenomeno dei fallimenti ‘pilotati’ c’è anche quella della concorrenza sleale. Questo ‘modello d’affari’, infatti, consente di offrire prezzi al ribasso che sbaragliano la concorrenza da parte di imprese corrette e che rispettano il quadro normativo. La consigliera federale Simonetta Sommaruga ha ricordato che il contenuto della mozione fa già parte degli strumenti di contrasto al fenomeno della futura riforma della legge sull’esecuzione e il fallimento.


«È sicuramente un passo avanti, ma non sufficiente», ci spiega Vincenzo Cicero, sindacalista di Unia Ticino. «È difficile, con gli strumenti giuridici attuali, arrivare a condanne penali nei confronti di bancarottieri seriali», continua Cicero. La denuncia di un anno fa voleva anche far emergere un problema serio nell’ambito della riorganizzazione degli uffici territoriali dell’esecuzione e del fallimento. «Chiediamo che ci sia un approccio proattivo al fenomeno dei fallimenti ‘pilotati’ da parte degli uffici cantonali con una comunicazione migliore all’interno dell’amministrazione pubblica, a tutti i livelli: dall’ufficio del registro di commercio a quello dei fallimenti e ovviamente alle casse disoccupazione che intervengono per garantire le indennità di insolvenza ai lavoratori (gli stipendi arretrati non pagati dai titolari di aziende fallite), senza dimenticare la magistratura penale», continua Cicero.


Al momento, la riorganizzazione immaginata dal Dipartimento delle istituzioni più di anno fa non ha generato i timori avanzati dal sindacato. È però certo che il malandazzo dei fallimenti aziendali in Ticino è più marcato che nel resto della Svizzera.


Mentre a livello nazionale il numero dei fallimenti dal 1995 a oggi è sì aumentato (nel frattempo la struttura economica è cresciuta, ndr), ma tendenzialmente in modo meno rapido rispetto a quanto avvenuto a Sud delle Alpi (+41% in Svizzera contro un +144% in Ticino). Ma è l’ammontare delle perdite economiche a preoccupare: quasi dimezzate in Svizzera in 21 anni (da 4 a 2,5 miliardi di franchi) per più che raddoppiare in Ticino (da 86 a quasi 200 milioni di franchi).

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