Economia

Multati all'estero, risparmiano sulle tasse in Svizzera

Fa discutere la misura sostenuta in Parlamento da Plr e Udc: le aziende elvetiche sanzionate all'estero per attività illecite potrebbero risparmiare qui sulle tasse

18 settembre 2018
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Qualcuno lo interpreterà come un altro favore, non facilmente spiegabile, alle grandi banche. E forse non avrà torto. Già, perché si sta delineando in Parlamento, non senza polemiche, un compromesso circa la deducibilità fiscale delle multe inflitte all'estero alle aziende svizzere, una riforma figlia delle vicissitudini delle banche svizzere pesantemente sanzionate negli anni passati dalle autorità americane per aver violato il diritto statunitense. Oggi il Consiglio nazionale ha deciso che simili detrazioni dovrebbero essere possibili anche in futuro, ma a determinate condizioni.

In breve, le ammende a carattere penale dovrebbero poter continuare ad essere dedotte fiscalmente se violano la nozione di ordine pubblico svizzero, se puniscono un atto che non sarebbe sanzionabile da noi oppure se oltrepassano il massimo previsto dal diritto elvetico per il reato in questione.

Anche se di misura – 94 voti a 88 – la maggioranza del plenum ha seguito le raccomandazioni della propria commissione preparatoria, correggendo la decisione del Consiglio degli Stati risalente al 7 marzo scorso.

Secondo Christian Lüscher (Plr), sostenuto dall'Udc, bisogna tenere conto del fatto che certe multe comminate all'estero possono contenere elementi arbitrari, motivati per esempio da ragioni politiche. Certe sanzioni e il loro ammontare – ha aggiunto – s'inseriscono in un clima di guerra economica, volta ad avvantaggiare gli operatori locali. "Non si tratta di fare un regalo a chi fa il furbo, ma non bisogna nemmeno azzoppare la nostra economia di esportazione", ha dichiarato il deputato ginevrino.

La soluzione proposta dalla commissione è stata combattuta in aula dal campo rosso-verde e dal PPD. A loro avviso, le multe e le sanzioni non devono essere deducibili fiscalmente a prescindere dal fatto che siano inflitte in Svizzera o fuori dai confini nazionali. Oltre a istituire una differenza di trattamento tra aziende attive sul nostro territorio e quelle operanti all'estero, in questo modo si rischia semplicemente che a pagare il conto di comportamenti censurabili all'estero siano in fin dei conti i contribuenti svizzeri.

La soluzione proposta dalla maggioranza Plr-Udc appare a molti "perversa", una "presa in giro", la prova che non si è imparato nulla dalla crisi del 2008. Non è possibile, insomma, che le aziende sanzionate all'estero per comportamenti illeciti "ottengano anche un ribasso sulla multa", ha detto a nome del Pbd Martin Landolt.

 

Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati.

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