Economia

Interessi di mora da adeguare al mercato

La proposta del consigliere nazionale Fabio Regazzi trova il consenso delle commissioni parlamentari. Si va verso un cambio di sistema

Fabioi Regazzi, deputato Ppd a Berna (Ti-Press)
14 settembre 2018
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Ancorare il tasso di mora sui crediti scoperti, oggi fissato nel Codice delle obbligazioni (art. 104) al 5% l’anno, agli usuali tassi di mercato. È quanto chiede un’iniziativa parlamentare del deputato ticinese al Consiglio nazionale Fabio Regazzi (Ppd), e approvata dalle due commissioni competenti (quelle degli affari giuridici) delle Camere nelle scorse settimane. «Il tasso di mora è il tasso di riferimento per le disposizioni federali sugli interessi. Il suo scopo è di consentire al creditore di coprire i costi ma vuole avere anche un effetto dissuasivo per chi non fa fronte puntualmente ai propri obblighi di pagamento. Ciò detto, con gli attuali tassi di mercato molto bassi, se non negativi, un tasso di mora al 5 per cento fisso stabilito nella legge, oltre che discutibile, è nello specifico assolutamente sproporzionato, ingiustificato e penalizzante per cittadini e imprese», afferma Fabio Regazzi, presidente dell’Associazione industrie ticinesi.


Nel frattempo il Consiglio degli Stati ha dato il via libera a una mozione analoga, relativa però agli interessi sia di mora, sia remunerativi, dell’argoviese Mathias Jauslin. In pratica si chiede di armonizzare i diversi tassi per debiti fiscali nei confronti della Confederazione. Imposta federale diretta e Iva su tutti.

L’iniziativa, come detto, è stata approvata dalle due commissioni. Bisogna attenderci cambiamenti già per il prossimo anno?
Il testo è entrato nella seconda fase di elaborazione del progetto di modifica legislativa, che potrebbe durare ancora qualche mese. Non mi pare realistico sperare in un cambiamento prima del 2020. Inoltre proprio lunedì di questa settimana, al Consiglio degli Stati è stata adottata anche la mozione di un mio collega argoviese del Plr, Mathias Jauslin, che chiede di abbinare gli interessi di mora e rimunerativi negli atti normativi federali (per l’imposta federale diretta, per l’Iva, tasse di bollo e l’imposta sugli autoveicoli, ndr) a un tasso d’interesse di riferimento sopportabile dal punto di vista economico. Quindi ci stiamo avviando verso una riforma globale nell’intento di uniformare e allineare verso il basso i diversi tassi remunerativi fissati da Berna, come ha comunicato il ministro delle Finanze Ueli Maurer nel corso del dibattito.

Perché ritiene importante ritoccare al ribasso il tasso fissato nel Codice delle obbligazioni?
Gli investimenti sui conti bancari e postali non fruttano quasi più interessi. Su alcuni di loro vengono calcolati interessi addirittura negativi. Da parte sua la Confederazione continua invece a riscuotere interessi di mora fino al 5 per cento, che non rispecchiano le condizioni di mercato. Se, a titolo d’esempio, a causa del contesto economico difficile (forza del franco e crescente concorrenza internazionale) un’azienda ha difficoltà a pagare puntualmente le imposte, viene doppiamente punita. Attualmente gli interessi di mora ammontano al 3 per cento per l’imposta federale diretta, al 4 per cento per l’imposta sul valore aggiunto e addirittura al 5 per cento per le tasse di bollo, l’imposta sul tabacco e sulla birra, l’imposta preventiva e l’imposta sugli autoveicoli. Mal si comprende per quale ragione la Confederazione applichi tassi d’interesse così elevati e diversi che si scostano completamente dalle condizioni di mercato.

Non oltre il 3% l'anno
L’iniziativa di Regazzi non specifica in che modo calcolare un tasso di mora corretto. «Una proposta esemplificativa potrebbe essere la seguente: si prende un tasso di mercato; a questo si potrebbe aggiungere un tasso fisso moratorio attorno al 2-3%. Il tasso di mercato potrebbe essere una media della fluttuazione del Libor negli ultimi 12 mesi», spiega Regazzi. «La mia proposta comunque non voleva inserire vincoli tecnici. Per la definizione concreta del fisso e del variabile occorrerà fare capo a uno studio da parte di esperti. L’obiettivo è però di avere un tasso che incida sulla morale di pagamento dei debitori, ma non eccessivamente elevato da essere percepito come iniquo, e nemmeno troppo basso al punto di aumentare i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali». «Un tasso insomma giusto», commenta.


«L’abbinamento tra interessi di mora e rimunerativi in ambito di imposte federali a un tasso d’interesse di riferimento conforme al mercato, con l’aggiunta di un ‘leggero supplemento per i costi di gestione’, porterebbe a tassi d’interesse chiaramente al di sotto dei tassi d’interesse di mora del 5 per cento oggi richiesto. «Inoltre – aggiunge Regazzi – questa è l’occasione per fare un po’ di ordine nella giungla legislativa con lo scopo di uniformare i tassi che vengono applicati nei vari ambiti fiscali e sociali».

Quale sarebbe l'impatto finanziario sulle Pmi in termini di risparmio rispetto a oggi?
In un rapporto del 2008, il Consiglio degli Stati scriveva che i crediti in sofferenza delle imprese svizzere ammontano a nove miliardi di franchi. Oggi sono certamente di più ma l’ordine di grandezza è questo. Continuare a mantenere un tasso di mora del 5 per cento, quando il mercato ha tassi negativi, significa incidere pesantemente sulla liquidità delle Pmi, costringendole a chiedere prestiti bancari, gravati da relativi interessi. In altre parole significa minacciarne l’esistenza. Non da ultimo lo stesso problema tocca i cittadini-contribuenti che a loro volta sono penalizzati da un tasso di interesse eccessivo in caso di ritardi di pagamento. GENE

 

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