Economia

Le condizioni di Marchionne sono irreversibili

Dal canto suo, l'Fca non guarda ad alleanze, ma tiene la rotta su continuità e indipendenza. La strategia del gruppo resta immutata.

Marchionne (foto: Keystone)
22 luglio 2018
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Il cielo di Zurigo è plumbeo e lo è fino a sera. È quel grigiore che avvolge per tutto il giorno anche l’ingresso dell’Ospedale universitario. Qui è ricoverato, da oltre tre settimane, l’ex ceo di Fca, Sergio Marchionne, dopo un’operazione alla spalla destra per cui era previsto un breve periodo di convalescenza. Le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate nei giorni scorsi, tanto da accelerare il processo di transizione nel gruppo automobilistico.

Si parla di terapia intensiva e di condizioni irreversibili. Di ufficiale non c’è nulla, la famiglia non parla, l’azienda non conferma e neanche dall’ospedale arrivano bollettini medici. L’accesso ai media è off-limits, difficile superare il cordone, discreto ma fermo, della sicurezza. La privacy è totale ma il viavai non manca, nonostante la domenica pienamente estiva.

Di certo, fino ad ora, ci sono solo le parole di ieri di John Elkann: "Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia". Ed è carica di tristezza anche la lettera che il presidente di Fca ha scritto ai dipendenti sottolineando che le condizioni di Marchionne "sono purtroppo peggiorate nelle ultime ore e non gli permetteranno di rientrare in Fca".

L’ultima apparizione del top manager risale allo scorso 26 giugno a Roma per la consegna di una Jeep Wrangler all’Arma dei Carabinieri per servizi di controllo sulle spiagge romagnole. Poi il ricovero, quindi il precipitare della situazione con le voci sempre più insistenti di un avvicendamento più rapido al vertice del gruppo. Il resto è storia delle ultime ore, con la compagna Manuela Battezzato e i due figli che si alternano al suo fianco.

L'Fca non prospetta alleanze, ma punta su continuità e indipendenza

L’improvvisa accelerazione del cambio al vertice di Fca, gestita da John Elkann, non modifica la strategia del gruppo, che andrà avanti sulla strada indicata dal piano industriale presentato il primo giugno a Balocco.

La famiglia Agnelli non cercherà un partner perché vede per Fca "un futuro forte e indipendente". L’azienda è in grado di procedere da sola, nonostante il mercato dell’auto stia mutando pelle e assetto anche sotto la spinta della tecnologia.

È un percorso chiaro sul quale negli ultimi mesi hanno insistito molto sia Elkann sia Sergio Marchionne: il consolidamento nel settore auto è la strada maestra ma Fca vuole essere indipendente. Nessuna intenzione di modificare gli assetti di controllo. "Come famiglia e come Exor dico che non ho alcuna intenzione di vendere. Da più di 100 anni siamo in questa azienda, siamo stati aperti al consolidamento e abbiamo unito Fiat e Chrysler. Non abbiamo fatto che consolidare l’azienda, è questo che ci interessa", ha detto Elkann a Balocco.

"Le transizioni, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura", ha spiegato il presidente di Fca annunciando la nomina di Mike Manley alla guida del gruppo.

Così dopo l’approvazione dei conti del secondo trimestre, sarà messo a punto in modo definitivo lo scorporo di Magneti Marelli e si andrà avanti con il piano di investimenti, che ha il suo cuore nel brand Jeep, in crescita fortissima negli Stati Uniti, e prevede 25 nuovi modelli entro il 2022, per ora senza scadenze precise. A Manley – che dovrà affrontare anche l’incognita geopolitica – toccherà disegnare il futuro di Alfa Romeo e Maserati, che potrebbero confluire nel ’polo del lusso’: il piano prevede che entro il 2022 si arrivi a 400mila Alfa e a 100 mila Maserati.

L’altra partita, già suggerita dal piano di Balocco, si gioca sull’auto del futuro e sul fronte tecnologico: per l’elettrico sono previsti 9 miliardi di investimenti con la sfida lanciata a Tesla. È il primo pilastro dell’edificio della nuova Fca. L’altro è rappresentato dall’alleanza con Waymo, la cui estensione prevede anche la possibile produzione di un veicolo prodotto da Fca per il mercato finale.

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