Economia

Sindacati e padronato ai ferri corti sul prepensionamento nell'edilizia

I primi propongono di aumentare le trattenute salariali. Il secondo vorrebbe alzare l’età minima di 1,5 anni o abbassare le rendite.

4 maggio 2018
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Prosegue la vertenza fra padronato e sindacati in merito alla pensione a 60 anni nel settore della costruzione: durante la seduta di oggi del consiglio di fondazione della Far, che finanzia il pensionamento anticipato, i rappresentanti dei datori di lavoro hanno respinto le proposte di risanamento presentate dai sindacati, denunciano Unia e Syna in un comunicato congiunto.
Nel 2017 le entrate della Fondazione Far (dall’espressione tedesca Flexibler Altersrücktritt) sono state superiori alle uscite, si legge nella nota. Considerato che nei prossimi anni arriverà sulle soglie della pensione la generazione dei baby-boomer si impongono comunque delle misure.
I sindacati proponevano un aumento dei contribuiti salariali dello 0,75%, da ripartire fra datori di lavoro e dipendenti, nonché un “adeguamento sostenibile” delle prestazioni della Far: in tal modo verrebbe garantita la pensione a 60 anni. Dopo il 2024 le misure potrebbero essere nuovamente ridotte, in concomitanza con il calo degli aventi diritto.
Ma i rappresentanti degli imprenditori hanno rifiutato le proposte, lamentano Unia e Syna. La Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) auspica un aumento dell’età di pensionamento a 61,5 anni oppure una riduzione delle prestazioni del 30%: entrambe le varianti vengono definite inaccettabili dai sindacati.
Già oggi – argomentano i rappresentanti dei lavoratori – gli edili ultra 55enni sono spinti a lasciare la professione perché le loro capacità fisiche tendono a diminuire. E la rendita media ammonta a 4’400 franchi, un importo a malapena sufficiente ad arrivare a fine mese. Con una rendita più bassa il pensionamento anticipato diventerebbe un lusso non più alla portata dei lavoratori della costruzione.
Secondo Unia e Syna la Ssic viola chiaramente la legislazione in vigore: a norma di legge le misure di risanamento di una cassa pensioni devono infatti essere equilibrate e proporzionate. Non è colpa dei dipendenti se fanno parte della generazione del baby boom: si impone anche una partecipazione dei datori di lavoro.
Il tema tornerà d’attualità nelle trattative con la Ssic a fine maggio. “Se gli impresari costruttori si rifiuteranno di negoziare il futuro del pensionamento a 60 anni anche in questa sede, mostreranno in modo evidente chi blocca ogni tentativo di soluzione” e “gli edili non resteranno a guardare a lungo senza reagire”, si legge nella nota.
Attualmente nei cantieri sono in corso delle votazioni sul ricorso a uno sciopero. I delegati delle costruzioni del sindacato Syna si esprimeranno inoltre sull’adozione di misure di sciopero in occasione di una Conferenza professionale straordinaria. A seconda dell’andamento delle trattative, l’eventuale sciopero sarà indetto alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno.
I costruttori rimandano la palla nel campo sindacale e accusano i rappresantanti dei lavoratori di bloccare qualunque forma di vero risanamento. “Ulteriori ritenute sul salario (tra imprese e lavoratori) non sono una soluzione”, scrive la Ssic in una nota. “Oggi grandi somme di denaro vengono perdute nel sistema senza nessun effetto”, affermano.

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