Economia

All'assemblea Ubs si parla degli stipendi d'oro dei manager

Tanta carne al fuoco, dalla trasparenza alle collaborazioni con gruppi 'ambigui', ma alla fine luce verde alla dirigenza dell'istituto finanziario

La dirigenza Ubs (foto Keystone)
3 maggio 2018
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Nessun problema per i vertici di UBS nell’assemblea generale odierna: nonostante diversi interventi critici, gli azionisti riuniti a Basilea si sono schierati a larga maggioranza con il consiglio di amministrazione (cda) in tutti i punti in cui sono stati chiamati ad esprimersi. Il presidente del cda Axel Weber ha messo la sostenibilità al centro del suo discorso d’apertura: "Negli ultimi anni abbiamo dimostrato che il nostro successo è duraturo", ha affermato l’ex numero uno della Bundesbank tedesca. Le critiche mosse dai detentori di azioni – 1160 i presenti, in rappresentanza del 76% del capitale – hanno riguardato in particolare la trasparenza sul passato (la richiesta di una revisione straordinaria sugli ultimi cinque anni ha raccolto un quinto dei voti e il 12% si è astenuto) e la collaborazione con gruppi ritenuti ambigui quali il conglomerato cinese HNA (c’è chi teme perdite miliardarie). Molto discussi sono stati come sempre anche gli stipendi d’oro dei dirigenti, a partire dai 14,2 milioni corrisposti al CEO Sergio Ermotti. Ma in ultima analisi i proprietari hanno dato fiducia alla dirigenza: i bonus 2017 per la direzione sono stati accolti con l’83% dei sì, mentre il rapporto sulle remunerazioni – voto consultivo – ha trovato l’approvazione dell’81%. I compensi massimi fissi per il 2019 hanno ottenuto l’85% dei voti.

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