Economia

La Bns continua con la sua politica espansionista

Secondo il presidente dell'istituto Thomas Jordan, però, ci sono ancora margini di miglioramento

Keystone
27 aprile 2018
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Dieci anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria mondiale, l’economia si sta riprendendo e la resilienza del sistema bancario svizzero è aumentata in modo significativo. Lo sostiene con soddisfazione il presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan. L’istituto d’emissione proseguirà con la sua politica espansionistica.

L’utilizzo della capacità produttiva è "continuato ad aumentare nell’economia", indica Jordan nella versione scritta di un discorso pronunciato oggi nel corso dell’assemblea generale della banca centrale.

D’altra parte, "l’inflazione rimane debole e le pressioni al rialzo sui prezzi restano modeste". Di conseguenza, in questa fase, "un inasprimento delle condizioni monetarie sarebbe prematuro e indebolirebbe inutilmente la dinamica positiva", sostiene il presidente della BNS.

Nel 2017, la situazione economica è costantemente migliorata in Svizzera, ritiene Jordan. Nel quarto trimestre, il prodotto interno lordo (Pil) reale è progredito dell’1,9% rispetto al livello registrato l’anno precedente. Per la prima volta, l’inflazione si è evoluta in zona positiva. Il franco, dal canto suo, ha quasi recuperato il suo valore prima della soppressione della soglia minima di cambio con l’euro nel gennaio 2015.

"Possiamo essere ottimisti", sostiene Jordan. Ma la riappacificazione sul mercato dei cambi "non ha escluso le sfide congiunturali a breve termine e quelle strutturali a lungo termine". Le pressioni derivanti dalla concorrenza internazionale "sono forti oggi come lo erano prima dello scoppio della crisi".

Quasi dieci anni dopo che la BNS era stata costretta, insieme alla Confederazione e alla FINMA, a prendere provvedimenti per stabilizzare UBS e il sistema finanziario svizzero, Jordan ha voluto fare il punto sulle azioni intraprese per rafforzare la resilienza delle banche elvetiche. "Possiamo essere fiduciosi anche su questo punto", sottolinea il presidente della BNS.

La Svizzera aveva infatti preso ulteriori provvedimenti rispetto a quelli stabiliti dalle autorità di regolamentazione internazionali. Ciò è dovuto all’importanza della piazza finanziaria del Paese rispetto alla dimensione della sua economia: il settore bancario genera direttamente circa il 5% del valore aggiunto e impiega oltre 115’000 persone.

Per quanto riguarda le banche orientate al mercato interno, Thomas Jordan osserva che nella maggior parte dei casi la loro dotazione in liquidità e fondi propri "supera nettamente i requisiti minimi". Tuttavia, queste hanno "aumentato nuovamente la loro propensione al rischio in questi ultimi anni, in particolare a causa del basso livello dei tassi d’interesse".

Per le grandi banche, il presidente della BNS rileva un costante miglioramento della dotazione di fondi propri e della capacità di assorbire le perdite in caso di risanamento o liquidazione. Sia UBS, sia Credit Suisse hanno creato filiali nazionali in modo da poter assicurare le operazioni in corso anche in situazioni di crisi.

Secondo Jordan vi sono però ancora margini di miglioramento: a breve scadenza è necessario "portare a termine la costituzione di fondi a cui attingere per coprire le perdite in caso di liquidazione". Inoltre, sostiene il presidente della BNS, i requisiti patrimoniali più elevati per gli istituti elvetici non dovrebbero essere considerati solo come fattori di costo. Un solido sistema bancario è un importante vantaggio locale nell’ambito della concorrenza internazionale.

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