Economia

Il comune vallesano di Gondo ritrova l'oro

Grazie ai supercomputer di Alpine Mining, start-up impegnata nel mondo delle criptomonete

4 aprile 2018
|

Gondo (Vs) – È un locale senza finestre dove lavorano centinaia di server, che in un’atmosfera di rumore incessante generano criptomonete 24 ore su 24. Un'attività che porta nuova vita a Gondo, antico villaggio, guarda caso, di cercatori d'oro. «È molto interessante da un punto di vista storico» spiega all’Afp Paul Fux, vicesindaco della località vallesana vicina al confine italiano e sulla strada del Sempione.

«Abbiamo avuto miniere d’oro di fama mondiale sino alla fine del 19esimo secolo; oggi sono arrivati nuovi minatori, giovani, e rilanciano lo sfruttamento minerario». Di valute virtuali. La società in questione si chiama Alpine Mining e gestisce il locale di 96 metri quadrati dove sono allineati i server. Una quindicina di grandi tubi espellono l’aria calda prodotta dai computer e immettono 30’000 metri cubi di aria fresca all’ora, spiega il direttore Ludovic Thomas, che fatica a farsi sentire in mezzo al baccano informatico. I suoi supercomputer, guidati da specialisti, sono responsabili della risoluzione delle complesse equazioni matematiche necessarie per creare una “blockchain”, un protocollo informatico che si aggancia a un gigantesco database pubblico, sicuro e condiviso. Le applicazioni di questa tecnologia sono molte, ma la più nota è quella che consente la creazione delle criptovalute, come il bitcoin. Più le macchine sono potenti – e quindi energivore – più velocemente viene creata la valuta.

L’arrivo sette mesi fa della start-up elvetica Alpine Mining, installatasi a Gondo grazie al prezzo molto basso dell’elettricità, ha portato un vento di rinnovamento nel villaggio alpino, segnato nel 2000 da una tragedia: il 14 ottobre di quell’anno dopo piogge torrenziali una frana distrusse un terzo del paese, uccidendo 13 persone.

Non lontano dalla miniera high tech di Alpine Mining – la cui ubicazione deve rimanere segreta – le galline razzolano nel cortile di una delle poche case della località incassata fra ripide montagne. Poco lontano è in corso di realizzazione una seconda “miniera”.

«Gli abitanti sono felici di vedere dei giovani, vedere che la vita può riprendere», afferma Thomas, che ha 26 anni. Dopo il dramma il comune ha cercato invano di attirare imprese per evitare la morte del villaggio, gli fa eco Fux. Che si dice rallegrato dal fatto che i sei giovani informatici presenti sul posto siano sopravvissuti al loro primo inverno in montagna.

Nel locale in cui viene generata la moneta virtuale, il caldo, che raggiunge i 41 gradi, è soffocante. Le luci arancioni e verdi lampeggiano mentre Ludovic Thomas controlla il sistema di aerazione. Il suo look urbano e i tatuaggi sulle braccia contrastano con lo stile montanaro dei 50 abitanti di Gondo, ma tutti assicurano che si va d’accordo.

Il comune affitta due alloggi. Dopo la catastrofe del 2000, non tutti sono tornati, spiega Fux. Nel 2017 l’amministrazione doganale è stata trasferita e una delle tre stazioni di servizio nel villaggio è stata chiusa. La frazione del comune di Gondo-Zwischbergen era diventata una specie di villaggio fantasma: eppure passano 400 camion al giorno e la località è a due ore da Milano, sottolinea Simon Squaratti, un dipendente comunale che accoglie con favore l’arrivo dei cripto-minatori, sebbene ammetta di non capire bene quello che facciano.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔