Economia

Grande crescita in Ticino, anche se...

Le cifre di uno studio Bak raccontano di un Cantone estremamente dinamico, col pil aumentato di un quarto in undici anni

Luca Albertoni
(Ti-press)
28 marzo 2018
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Una crescita tumultuosa, ma dovuta in gran parte all'aumento dei lavoratori frontalieri. I quali però, spendendo altrove il proprio stipendio, abbassano i valori reali. Sono comunque cifre sorprendenti quelle fornite dallo studio di Bak economics sull'andamento dell'economia in Ticino fra il 2005 e il 2016, cresciuta di un quarto in termini reali. Valori sorprendenti rispetto al 'percepito', all'immagine che si ha in Ticino di come stanno andando le cose. Le cifre fotografano una progressione all'apparenza impressionante, superiore a quella degli Usa e dell'Europa occidentale, solo scalfita dal calo del bancario e dalla crisi che attanaglia il grande vicino Italia. Come spiegato, però, esiste una differenza tra ciò che viene prodotto e quello che effettivamente resta sul territorio. Nonostante la crescita demografica, annota lo studio, la quota dei disoccupati è rimasta stabile. A trainare il Cantone sono in primo luogo egli agglomerati di Lugano, Bellinzona  e, un po' a sorpresa, di Chiasso-Mendrisio mentre appare in difficoltà il Locarnese. Per il futuro si immagina un potenziale sviluppo nel campo delle tecnologie dell'informazione.

Lo studio è stato presentato stamattina da Marc Bros de Puechredon presidente di Bak presso la  Camera di commercio del Canton Ticino. Per il direttore della Cc-ti Luca Albertoni l'esito della ricerca non rappresenta una sorpresa: «sono cose che dico da dieci anni, anche se nessuno mi crede...». Maggiori dettagli sul giornale di domani.

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