Economia

Conto in una banca svizzera? Non è un diritto garantito

Il Nazionale affossa una mozione di Filippo Lombardi a sostegno degli svizzeri all'estero: le banche “too big to fail” sono libere di accettare o meno un cliente

28 febbraio 2018
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Gli svizzeri all’estero non devono avere la garanzia di poter aprire un conto presso un banca elvetica di rilevanza sistemica, mantenendo una relazione bancaria a condizioni ragionevoli. Il Consiglio nazionale ha affossato oggi – con 132 voti contro 48 e 4 astenuti – una mozione del senatore Filippo Lombardi, che gli Stati avevano accolto nel settembre scorso. L'idea è che in questo modo la pressione sulle grandi banche dovrebbe essere meno forte.

L’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), di cui Lombardi è vicepresidente, ha presentato la scorsa estate una strategia affinché cessi la discriminazione di cui dal 2008 si ritengono vittime da parte degli istituti di credito: averi congelati, liquidazione di conti, soppressione delle carte di credito e rifiuto di prestazioni. Carlo Sommaruga (Ps/Ginevra) ha tentato invano di convincere il plenum a mantenere la pressione sulle banche per non discriminare i circa 780’000 Svizzeri all’estero.

La maggioranza borghese non l’ha però seguito: a suo avviso, la mozione rappresenta un’eccessiva restrizione della libertà economica delle banche "too big to fail" (Credit Suisse, UBS, Raiffeisen, Banca cantonale di Zurigo), le quali devono essere libere di scegliere se accettare o meno un determinato cliente. Secondo il ministro delle finanze Ueli Maurer, non vi è inoltre alcuna discriminazione nei confronti degli espatriati dal momento che nemmeno chi risiede in Svizzera ha il diritto di poter aprire un conto presso una banca se non soddisfa determinati requisiti.

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