Economia

Vietare Uber o Airbnb? Per l'Ue si può, ma solo in casi estremi

2 giugno 2016
|

Il "divieto totale" di attività come Uber o Airbnb "deve essere solo una misura estrema". E gli stati membri devono distinguere tra chi affitta la propria casa o mette a disposizione l’auto occasionalmente per "arrotondare", e chi invece lo fa a tempo pieno per mestiere. Sono le linee guida adottate dalla Commissione Ue sull’economia collaborativa, per armonizzare le decisioni degli stati membri, finora in ordine sparso, sulle piattaforme online che offrono servizi, dal car sharing ai pasti a domicilio sino all’affitto di casa.

Si tratta di una reinterpretazione di direttive Ue già esistenti sui servizi e l’e-commerce, che non hanno valore legalmente vincolante ma che Bruxelles d’ora in poi potrà utilizzare per esaminare i reclami per esempio presentati da Uber nei confronti della Francia. E con cui, se fosse necessario, aprire eventuali procedure d’infrazione e rivolgersi alla Corte Ue di giustizia.

"Invitiamo gli stati membri a rivedere le loro regolamentazioni alla luce di queste linee guida", ha dichiarato la commissaria Ue al mercato interno Elzbieta Bienkowska, "e siamo pronti a sostenerli in questo processo". Il ruolo di Bruxelles, ha spiegato il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen, "è incoraggiare un ambiente regolamentatorio che permetta a nuovi modelli di business di svilupparsi e allo stesso tempo di proteggere i consumatori e assicurare una tassazione e condizioni di occupazione eque".

Per questo Bruxelles suggerisce ai 28 di "stabilire soglie minime sotto cui un’attività economica possa essere considerata un’attività non professionale tra pari senza dover rispettare gli stessi requisiti applicabili a un fornitore di servizi che opera su base professionale".

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔