Economia

Corte Ue, gli spostamenti equivalgono a orario di lavoro

11 settembre 2015
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Arriva una dura risposta degli imprenditori britannici alla sentenza della Corte di Giustizia europea sugli spostamenti che valgono come orario di lavoro.

Come si legge sulla prima pagina del Financial Times, le Camere di commercio del Regno Unito hanno puntato il dito contro l’istituzione comunitaria: "Ancora una volta una corte lontana prende decisioni che potrebbero avere un impatto sulle prospettive di business, la creazione di posti di lavoro e la crescita economica nel Regno Unito".

La direttiva europea sull’orario di lavoro, su cui si sono basati i giudici per la sentenza, è stata fortemente criticata dal premier britannico David Cameron che ne ha chiesto una sua revisione fra i punti del negoziato per il rimpatrio dei poteri da Londra a Bruxelles prima del referendum sulla cosiddetta ’Brexit’.

Cosa dice la sentenza che farà giurisprudenza nei Paesi dell'Unione europea

In pratica che il tempo di percorrenza dal domicilio all'appuntamento col primo 'cliente' della giornata e quello di ritorno a casa vanno considerati come orario d'ufficio.

Rivoluzionaria la sentenza della Corte di giustizia europea, che può avere riflessi su tante categorie di lavoratori, purchè siano dipendenti. La decisione non si applica, infatti, ai rappresentanti di commercio indipendenti.

La Corte si è espressa sul quesito posto dalla Audiencia Nacional spagnola, che ha chiesto l'interpretazione della legge europea sul caso di una società iberica, ma la sentenza della Corte di Lussemburgo fa giurisprudenza in tutta l'Unione. E può applicarsi a chiunque operi sul territorio senza avere un ufficio o una sede della società cui fare capo.

La decisione di lunedì di questa settimana fa parte dal ricorso presentato dalla Federazione Servizi privati del sindacato Cc.Oo. (Comisiones Obreras) contro le società Tyco Integrated Security e Tyco integrated Fire&Security, che si occupano dell'installazione e manutenzione di impianti antifurto e antincendio. Le due società nel 2011 hanno deciso di chiudere tutti gli uffici regionali, assegnando tutti i loro dipendenti all'ufficio centrale di Madrid. Al posto degli uffici locali, la manutenzione degli impianti di sicurezza in abitazioni, industrie, uffici e negozi è stata delegata ad una rete di tecnici dislocati sul territorio dotandoli di auto e cellulare di servizio.

La Corte, interpretando la direttiva 88/2003 sull'organizzazione dell'orario di lavoro, ha dichiarato che "nel caso in cui dei lavoratori non abbiano un luogo di lavoro fisso o abituale, il tempo di spostamento che tali lavoratori impiegano per gli spostamenti quotidiani tra il loro domicilio e i luoghi in cui si trovano il primo e l'ultimo cliente indicati dal loro datore di lavoro costituisce orario di lavoro". Nel caso specifico, la Tyco prevede che i suoi tecnici si rechino nelle sedi dei clienti comunicando loro la lista degli interventi della giornata e che possono essere distanti anche più di cento chilometri dal loro domicilio, ma considera "tempo di riposo" la percorrenza (a volte anche superiore alle tre ore) da casa al primo cliente ed il ritorno a fine giornata.

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