Dib. Elettorale

Le ragioni per un voto d’opposizione

25 marzo 2019
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Da anni il Consiglio di Stato con l’appoggio del Gran Consiglio basa la sua politica sul contenimento del debito pubblico. Ci raccontano che la situazione è insostenibile e che bisogna tagliare le uscite. Ma se guardiamo i numeri scopriamo che questa è una grande bufala. Infatti, se rapportiamo il debito di 1,9 miliardi di franchi ai 29,5 miliardi del PIL, arriviamo a un tasso del 6,5%. Se poi aggiungiamo anche il debito comunale, che ammonta a 1,6 miliardi, il totale è del 12%. Ridicolmente basso! Detto per inciso, il debito pubblico nazionale è del 33%. Il consuntivo 2018 presenta un surplus di 2,9 miliardi a fronte di 0,3 preventivati. Ed è dal 2006 che, con l’eccezione di un solo anno, preventivi artatamente deficitari si trasformano in eccedenze miliardarie. Dunque, dove sta il problema? In realtà il problema non esiste. Esiste invece la volontà di continuare a spostare la ricchezza dal lavoro al capitale. Con tagli fiscali alle grandi imprese e ai ricchi e, al contempo, tagli sociali ai salariati. La situazione politica e sociale diventa sempre più difficile per le classi popolari. Lo vediamo a livello ticinese ma anche a livello svizzero, europeo e internazionale. Le politiche della globalizzazione e del liberismo degli ultimi decenni hanno progressivamente peggiorato le condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza della popolazione. Bassi salari, precarietà del lavoro e taglio delle prestazioni sociali hanno prodotto un malcontento diffuso che oggi purtroppo si esprime attraverso movimenti e partiti populisti e sovranisti. L’aumento della povertà, il disagio e l’emarginazione sociale alimentano la guerra tra poveri, il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni, funzionali agli scopi padronali. L’esplosione del movimento dei gilet gialli in Francia – al di là di come lo si voglia giudicare – è emblematico di quanto sia profonda la rabbia nei confronti di un sistema capitalista sempre più iniquo e brutale. I lavoratori hanno capito che queste politiche hanno un solo referente e un solo vincente: il grande capitale interno e internazionale. Ma ancora non intravedono un’alternativa politica risolutiva. La nostra scommessa è quella di proporre una svolta anticapitalista. Ciò ovviamente in relazione e in collegamento con le altre forze anticapitaliste svizzere, europee e internazionali. In quanto internazionalisti crediamo infatti che non ci sia altra soluzione se non quella di superare l’economia capitalista e i suoi Stati borghesi, oggi più che mai interconnessi e uniti a livello internazionale contro i diritti dei lavoratori per sfruttarne al massimo il lavoro. In questo contesto confuso e disorientato sta fortunatamente rinascendo e imponendosi il movimento femminista, una forza fondamentale per una reale trasformazione culturale e politica della società. Esso persegue non solo la parità giuridica dei diritti (salariale e sociale) ma anche e soprattutto la pari dignità fondata sul riconoscimento del valore della differenza dei due generi. Tutto ciò va inquadrato all’interno dell’emergenza ambientale del pianeta, a rischio di catastrofe. Siamo convinti, e oggi più che mai ne è cosciente la giovane generazione, che senza il superamento di questa economia della crescita infinita, basata sul saccheggio di risorse finite, la sopravvivenza della specie umana è seriamente a rischio. Dunque, vogliamo unire la lotta per la giustizia sociale e di genere a quella per la giustizia climatica in una prospettiva anticapitalista ed eco-socialista.

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