Dib. Elettorale

Sogno una scuola diversa

18 febbraio 2019
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Forse noi adulti non ci interessiamo abbastanza della formazione e del percorso scolastico dei nostri figli, non ci chiniamo a sufficienza sui problemi che si possono manifestare con l’evoluzione della nuova società, demandiamo agli altri decisioni e soluzioni e non ci accorgiamo che così facendo creiamo nuove generazioni di insicuri. L’esperienza ci insegna che educare ad una partecipazione consapevole e responsabile alla vita della comunità, non è solo indispensabile ad una migliore formazione politica del cittadino, ma è, prima ancora, condizione essenziale per l’assolvimento delle più generali finalità formative di una comunità scolastica.
In questo periodo storico dove si ha la tendenza a modificare o stravolgere ciò che è stato programmato negli anni precedenti, senza però avere la giusta dimensione nella valutazione globale della tematica, la tecnica adottata sembra essere quella dei “cerotti”: togliamo da una parte per aggiungere dall’altra; proponiamo da tempo l’abolizione dei livelli senza pensare a eventuali conseguenze di scadimento dell’insegnamento delle materie che si ripercuoterà nella futura scelta di percorsi scolastici, inseriamo sempre più corsi opzionali nella speranza di arricchire l’educazione dei nostri ragazzi pur essendo consapevoli di pesare ulteriormente sulle capacità intellettive dell’allievo, togliamo i compiti a casa pensando di alleggerire il carico di lavoro del bambino togliendogli però così la capacità di responsabilizzarsi sui propri doveri, e potrei continuare.
Nelle società moderne la quasi totalità delle scuole sono centrate su alcuni cardini: l’apprendimento cognitivo, lo studio mnemonico, l’interrogazione-interrogatorio. È così che la scuola è diventata un “obbligo” da “sopportare”. La scuola invece dovrebbe essere la giusta miscela di piacere, impegno e competenze. Ma dovrebbe esserlo per tutti, allievi e docenti. Preparare materiali per le lezioni, correggere compiti, aggiornarsi, documentare il lavoro didattico, redigere progetti, mantenere contatti ma soprattutto educare è un impegno, per chi sceglie la professione di insegnante, davvero oneroso, e forse dall’opinione pubblica, sottovalutato.
Vorrei che la scuola recuperasse la sua identità di agenzia didattico-educativa e che, pertanto, rimettesse al centro l’istruzione degli alunni. Vorrei sentir parlare di italiano, matematica, storia, civica, geografia, scienze, lingue straniere, musica, sport, tecnologia, religione e vorrei che si lavorasse tutti per il conseguimento di quanto previsto dai programmi annuali, dai nuovi piani di studio ancora in fase di sperimentazione. Vorrei vedere la fine di mille ed uno progetti che tolgono spazio, tempo e denaro agli insegnamenti fondamentali. Vorrei vedere premiato il merito e vedere allontanato da scuola chi insegnare non sa. Questa è la scuola che sogno e che difenderò a oltranza!

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