Spettacoli

Leni Riefensthal, non solo l’occhio del Führer

Emiliano Poddi pubblica una biografia in forma romanzata della regista tedesca, per ricordare una grande artista al di là dei film di propaganda

Leni Riefensthal sul set di Olympia con l'operatore Walter Frentz
17 maggio 2021
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Ballerina, attrice, alpinista provetta – non volle mai una controfigura per i suoi celebri ‘Bergfilme’ –, regista, fotografa. Trionfi e tonfi spalmati su una vita durata oltre un secolo: non sorprende che a Leni Riefensthal (1902-2003) siano state dedicate decine di biografie. Alcune oneste, tante – troppe! – per ricordare soprattutto come la cineasta berlinese sia stata “l’occhio del Führer”. La sua colpa? Quella d’aver realizzato due film unanimamente considerati dei capolavori assoluti, macchiati però da un peccato originale: quello di esaltare il nazismo e la delirante estetica hitleriana. In via subordinata, quella di non aver mai voluto dichiarare che sì, lei come milioni di tedeschi aveva creduto alle promesse del baffetto austriaco, nascondendosi invece dietro scuse puerili tipo “Stavo bevendo un caffè in un bar a Berlino quando – per caso… – arrivò anche Goebbels”. Il responsabile della propaganda del Terzo Reich la incaricò di documentare il congresso tenuto dai nazisti a Norimberga nel 1934. Nacque così ‘Il trionfo della volontà’, affresco parenetico nel quale Leni Riefensthal dimostra un inarrivabile talento nel mettere a buon frutto le enormi risorse tecniche messe a sua disposizione. Fu ad esempio sistemata una mini telecamera in un altrettanto minuscolo ascensore che faceva su e giù nell’asta di una bandiera, dominata purtroppo dalla svastica.

Dalla città bavarese partì la sua fama, così come quella di tale Hans Globke, il quale suggerì quelle “Leggi di Norimberga” che diedero feroce accelerazione alla persecuzione degli ebrei. Con una piccola differenza: nel Dopoguerra, Globke la fece così franca da diventare consigliere personale di Konrad Adenauer, nonostante il suo passato non proprio cristallino, mentre Leni Riefensthal – mai iscrittasi al partito nazista – fu incarcerata a più riprese. Tre anni trascorsi o in galera o, peggio ancora!, in un ospedale psichiatrico e dovette subire decine di processi, imputata quale “ninfa egeria di Hitler” e dai quali uscì – quasi – sempre assolta. Respinte le avances di Goebbels, la bella Leni si vide assegnare da Hitler in persona l’incarico di documentare i Giochi berlinesi del 1936. Nacque così ‘Olympia’, un altro gigantesco affresco (che Mick Jagger confessa d’aver visto almeno venti volte, nonostante la sua durata di quasi quattro ore!), che esalta anche Jesse Owens e le sue quattro medaglie d’oro. Va aggiunto che Leni Riefensthal firmò la sua prima regia (‘Das blaue Licht’, 1932, che incassò l’entusiasmo di Charlie Chaplin) su soggetto e sceneggiatura di Béla Balàsz, storico e teorico del cinema, ebreo e comunista ungherese. Ma niente: per molti, troppi, Leni Riefensthal resterà per sempre “l’occhio del Führer”. Le viene imposto il divieto di girare altri film e lei si scopre fotografa: va a vivere in mezzo ai Nuba, in Sudan (dove sopravvive alla malaria e allo schianto del suo elicottero), e pubblica un album fotografico decantato dalla critica. Poi, quando già ha compiuto 70 anni, si dedica alle immersioni subacquee. È tra i primi a godere delle meraviglie coralline alle Maldive e a Sharm el Sheikh, da dove torna pubblicando ‘Wonders Under Water’, un altro capolavoro.

Si diceva delle biografie: l’ultima la firma Emiliano Poddi, s’intitola ‘Quest’ora sommersa’ (Feltrinelli) ed è in forma romanzata.  L’autore pugliese immagina l’incontro alle Maldive tra Leni Riefensthal e una giovane biologa marina che l’accompagna nelle sue ultime immersioni: a 101 anni, quando poi nel bungalow sulla spiaggia c’è ad aspettarla il suo ultimo amante di 50 anni più giovane di lei. Poddi racconta molto della vita sessuale di Leni: rivela che a ventun anni fu violentata dal tennista Otto Froitzheim (finalista a Wimbledon nel 1914), così galantuomo da gettarle poi alcune banconote sul letto, “caso mai restassi incinta”. Fece quasi altrettanto il decatleta Usa Glenn Morris (oro a Berlino e futuro Tarzan cinematografico), il quale “si limitò” a strapparle la camicetta e a baciarle le tette davanti ai 100mila dello Stadio olimpico. Svela che durante le riprese di ‘Der heilige Berg’ dormiva nella cameretta d’un rifugio assieme all’attore altoatesino Luis Trinkler e all’operatore, facendo su e giù dai letti a castello quando uno dei due si addormentava esausto, mentre lei voleva continuare il carosello.

Emerge– tuttavia e soprattutto – la personalità sfuggente di Leni Riefensthal, capace di gettare il suo sguardo lontano, dove quello di altri non arrivava, ma incapace di vedere la tragica realtà che aveva sotto il naso.  “In questo nichilismo – ha riassunto Claudio Magris – consiste il suo nazionalsocialismo”. L’io narrante di Poddi, però, non è una “guida sub” qualsiasi: nella sua vita c’è un segreto che non saremo certo noi a rivelarvi!

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