Teatro

Crivellaro: 'Troveremo alternative, ma il teatro non è streaming'

'È incontro tra esseri umani. Approfitteremo per ragionare su cosa manca e su cosa è diventato', commenta il direttore artistico del Teatro di Locarno.

Paolo Crivellaro (Ti-Press)
28 ottobre 2020
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I cartelloni teatrali traballano. All’amarezza di Gianfranco Helbling per la limitazione delle manifestazioni a cinquanta spettatori, si aggiunge quella di Paolo Crivellaro, direttore artistico di un Teatro di Locarno che si apprestava a inaugurare la stagione i prossimi 11 e 12 novembre: «Abbiamo cercato di essere ottimisti, presentando la stagione e raccogliendo l’adesione di oltre quattrocento abbonati, ma la situazione e le nuove direttive ci costringono a cambiare idea». Si apre, a questo punto, un momento di riflessione: «Usiamo questo lungo periodo per farci venire delle idee, per studiare nuovi modi per fare parlare i luoghi della cultura. Forse potremmo approfittare per ragionare su cosa manca davvero nel teatro e su cosa è diventato. In questi ultimi anni hanno prevalso le logiche dei calendari, la mancanza di ricerca, di cura, una politica di prezzi folle, la continua assenza di dialogo tra chi opera nel teatro. E allora la situazione che stiamo vivendo può essere utile a mostrare quanto invece è urgente il teatro anche in questo presente per la sua dimensione di universalità. Se si avrà una risposta a questo si troverà anche il modo di fare teatro, di ripensare ciò che è uno spettacolo e il suo pubblico».

Quanto alle soluzioni, «spero che ora non torni d’attualità l’idea dello streaming», conclude Crivellaro. «Il teatro non può essere fatto in streaming, sistema che esecro, perché la sua sostanza è l’incontro tra esseri umani, qualcuno che agisce, qualcun altro che osserva, in un confronto con temi che riguardano la collettività.

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