Spettacoli

Gli anni erano belli, il film di Muccino un po’ meno

Evocativo per evocativo, assai più fanno in tal senso i titoli di coda, col Baglioni che canta i suoi, di anni più belli

I quattro degli Anni più belli
15 febbraio 2020
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«Nel 1982 avevo sedici anni» dice Giulio (Pierfrancesco Favino) aprendo il libro dei ricordi di quattro adolescenti che inizia nell’Italia pre-Mondiali di Spagna per chiudersi ai giorni nostri, passando per altri Mondiali (Italia 90), per Mani Pulite, per Silvio Berlusconi, per l’11 settembre, fino ai mai esplicitamente citati Cinque Stelle. Giulio, Paolo (Kim Rossi Stuart), Riccardo il ‘Sopravvissuto’ perché scampato al proiettile vagante dei rigurgiti degli anni di piombo (Claudio Santamaria) e Gemma (Micaela Ramazzotti), sfrecciano felici lungo le mura romane sopra un rottame di Mercedes rimessa in sesto con le paghette, emblema dei sogni di un’età che nel volgere di un giorno sarà già adulta, con tutti gli annessi e connessi inerenti alle vittorie e ai fallimenti, il compromesso e la precarietà, le molte instabilità sentimentali e un conclusivo brindisi “alle cose che ci fanno stare bene”. Il tutto lungo quarant’anni di storia italiana che fanno capolino.

In un film attento alle biro multicolore, al poster di Miguel Bosé nella cameretta-tipo e alla colonna sonora che include ‘Reality’ e non lesina ‘E tu come stai?’, Gabriele Muccino vorrebbe fare de ‘Gli anni più belli’ una sua personale ‘Meglio gioventù’ riuscendo ad essere evocativo per mezz’ora. Fino, cioè, all’entrata in scena di Micaela Ramazzotti, dopo che la sua Gemma – affidata in giovane età alla 20enne Alma Noce (nipote di Gianni Morandi in ‘L’isola di Pietro’), tanto brava che il passaggio di consegne alla Gemma adulta è pressoché impercettibile – ricorda per problematiche, disillusioni e forma recitativa la Anna del Virzì di ‘La prima cosa bella’, e non solo perché l’attrice è la stessa. Il tuffo nel passato dell’Italia che fu di Virzì, sebbene meno dichiarato, era più realistico, toccante, strappalacrime nel senso migliore dello strappare le lacrime e più evocativo di questa pellicola che ha pretese di grande romanzo popolare. ‘Gli anni più belli’ segna anche l’esordio nel cinema di Emma Marrone, moglie insoddisfatta del Sopravvissuto e personaggio che non è molto distante per costante incazzatura dalla concorrente di Amici (ma che potrebbe riservare alla cantante salentina ruoli futuri di questo stesso tenore).

Evocativo per evocativo, assai più fanno in tal senso i titoli di coda, col Baglioni che canta i suoi, di anni più belli, in una canzone intitolata come il film e che dà un senso al rimanere in sala a leggere tutti i nomi che scorrono, fino all’ultimo. Ma per il solo piacere della musica.

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