Spettacoli

Anche fragile, nella fortezza: Elisa si coccola Castelgrande

Tensione e rilascio, passato e presente, spallate e carezze, inglese e italiano: avercene di Toffoli così (meglio se lontana dalle poltrone di ‘Amici’)

(Ti-Press)
27 luglio 2019
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Per le gemelline in fondo al bus turistico che porta i sudditi al castello al posto del trenino è «La Elisa», confidenzialmente. Hanno fiori tra i capelli come le fan di Lana Del Rey. «Chi c’era ieri?» chiede qualcuno. «...Campo...Compo...Compostela. Un italiano», risponde qualcun altro. E si arriva in alto che i Wintershome da Zermatt, la nemesi di chi ha maledetto il caldo, stanno già suonando. Tira un vento che rende inutile l’AntiBrumm. È il vento che spazza via le nuvole a Castelgrande. Tutte. L’unica rimasta, adesso, è quella di Piazza del Sole (senza polemica).

Di grigio di giallo e di nero vestita, aprire con ‘Anche fragile’ all’interno di una fortezza è un po’ il senso di tutto. Elisa suona l’ep ‘Secret diaries’, voce e poco altro, quando tutti si aspettano la festa subito (‘You don’t love me like I do’, I don’t do neverminds’, ‘My America’, e una ‘A parallel world’ che pare il 1997). Ma il senso di questo mestiere è anche quello di infrangere le regole, o di dire «Siete più o meno tutti italiani», frase proibita in Ticino (la disse Venditti due anni fa, nello stesso posto), che qui è sinceramente, soltanto, un riferimento alla lingua. Il senso di questo mestiere è anche tensione e rilascio. E il rilascio sono ‘Eppure sentire’, ‘Luce’ e ‘Heaven out of Hell’, per tornare al presente di ‘Se piovesse il tuo nome’. Ha un senso anche ‘L’anima vola’, dal primo album interamente in italiano, suonato a Campione d’Italia nel luglio di cinque anni fa. È il gancio con quel concerto, perché l’ultimo, ‘Diari aperti’, interamente in italiano, è il secondo.

Una preghiera per gli attivisti

«Abbiamo portato un po’ di bora da Trieste», grida la Toffoli. Perché fa freddo, si diceva. E chi se ne frega se qua e là la sua voce scivola via non perfetta, va benissimo così, non siamo mica ad 'Amici’ (questa era satira politica). Mentre sul prato si srotolano le copertine di lana (l’intuizione pomeridiana di qualche lungimirante, tanto di cappello), è tempo di medley. E quando è tempo di medley – ‘Broken-Labyrinth-Cure me’ – vuol dire che sei qualcuno. Ma prima di imboccare il rettilineo finale, l’artista imbraccia le congas e recupera dal fondo di ‘Lotus’ (2003) la splendida ‘A prayer’, da dedicare agli attivisti di ‘Fridays for future’.

‘No hero’ apre a un’interminabile ‘Together’, ed è tempo di bis, per i quali la cantautrice s’affida per intero a un cantautore. Ligabue è uno che ancor più che per Fiorella e per le altre donne della canzone sembra avere sempre avuto le parole e la metrica giusta per lei. Tanto in ‘Gli ostacoli del cuore’, che è un ‘Castelgrande featuring Elisa’, che in ‘A modo tuo’, che il rocker di Correggio scrisse per la figlia Linda e che tanto voleva sentirla cantata da una mamma. Chiude ‘A modo tuo’, che farebbe il pari con ‘Promettimi’, che dal vivo non c’era, ma c’è nel nuovo album, dove mamma Toffoli parla al figlio. Due canzoni diverse, ma accomunate dalla stessa arte, quella dell’essere genitori.

Sabato giovane, domenica vintage

Archiviato Vinicio “Compostela” Capossela, e promossa con menzione la cantautrice di Monfalcone, il Castle On Air di GC Events prosegue questa sera con i romani Måneskin, classe 1999, 2000 e non oltre il 2001, usciti piazzati (secondi) e vincenti dal tritacarne X-Factor con l’album ‘Il ballo della vita’, certificato platino, aperto dal singolo ‘Torna a casa’ – quello di Marlena, per loro “la venere del gruppo” – che disco di platino lo è quattro volte. Spazio al pop-rock italiano, dunque, in attesa dell’atto conclusivo di domani, quando il regno di Castelgrande passerà nelle mani di Raf e Umberto Tozzi.

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