Spettacoli

Un Eurovision della Madonna (per come l'abbiamo visto noi)

Mentre Madame Ciccone vestita da Capitan Harlock stona tutto quel che può, la Svizzera è intonata da farci un figurone (quarta). E anche Mahmood (secondo).

Madam X (Keystone)
20 maggio 2019
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Dopo avere ascoltato Paolo Beltraminelli a ‘Politicamente scorretto’ cantare con Nicolò Casolini ‘Sarà perché ti amo’ (una cosa che, al confronto, la scorsa puntata era politicamente corretta), sarebbe andata bene anche una replica di ‘Cuochi d’artificio’. E invece, subito dopo, ecco l’Eurovision Song Contest, il concorso canoro da 200 milioni di spettatori con la Svizzera in finale. Ironia a parte, tanto di cappello all’ex consigliere di Stato che, fatto salvo il rapporto conflittuale col metronomo, dimostra una discreta intonazione.

L’Eurovision l’hanno vinto i Paesi Bassi con 'Arcade' una cosa che tira ai Coldplay (che evidentemente tirano ancora). Mahmood con ‘Soldi’ ha fatto battere le mani (almeno due volte) a molti sul divano di casa e a tutti gli 8mila dell’Expo di Tel Aviv. Tra primo e secondo ci sono una manciata di voti, ma anche i cinque milioni in più di visualizzazioni del video ufficiale di Laurence, nel quale l’olandese nuota completamente nudo (così ora non si dirà più “è famosa solo perché ha fatto un calendario”). Ma la notizia è che il bel Luca Hänni, vincente come il suo sorriso slaccia-reggiseni, è finito quarto con ‘She got me’, pregevole hit che parte Ed Sheeran per finire, orientaleggiando, Ricky Martin.

Australia nell’alto dei cieli

Orgoglio rossocrociato dunque, in una trasmissione che si apre con Netta Barzilai, vincitrice nel 2018, alla guida di un boeing in nome della proverbiale sobrietà della manifestazione e con i cantanti che sfilano come alle Olimpiadi (o a Jeux Sans Frontières). È stato l’anno della realtà aumentata, dell’Australia nell’alto dei cieli con una visione degna di quel sadico di Lars Von Trier in ‘Melancholia’, nebulose e pianeti davanti ai quali fluttuano tre donne issate su aste flessibili (si muore dalla voglia di vederne il dietro le quinte). Non a caso, l’Australia si è aggiudicata il premio artistico dell’European Broadcasting Union, uno dei tre che costituiscono il Marcel Bezençon Award, intitolato al primo direttore generale. Quello per la miglior composizione è andato a Mahmood; il premio della stampa, anche quello all’olandese.

È stato l'Eurovision in cui ‘L’odio vincerà’, titolo del futuro apocalittico cantato dall’Islanda di Hatari – un incubo ad occhi aperti in cui ci sono tutti, David Lynch, Marilyn Manson e un po’ anche lo zio Charles – mitigato dal solo martellatore in cima a un mondo di metallo in fiamme, che pare l’architetto Mangoni in ‘Born to be Abramo’.

Più che una preghiera, il canto di un Muezzin

È stata anche e soprattutto la notte di Madonna, che prima di esibirsi cita i Beatles di ‘Come together’ per dire che la musica unisce; poi autocelebra i 30 anni di ‘Like a prayer’ stonando dal vivo tutto quello che c’è da stonare; a seguire, in palese playback e con intento predicatorio alla Celentano, canta affiancata dal rapper Quavo (il cui gruppo, Migos, suona svizzero) il singolo ‘Future’ dal nuovo album ‘Madame X’: “Non tutti arriveranno al futuro, non tutti hanno imparato dal passato”, recita il testo. E sulla scala che porta tutti dal palco fino al salto nel vuoto, salgono anche due ballerini che sulla schiena hanno cucite le bandiere israeliana e palestinese. I due si separano poco prima del baratro; la diva e il rapper, invece, ci cadono dentro: ‘Wake up’, ‘svegliatevi’, grida Madonna prima di lasciarsi andare.

Visioni (più o meno) estatiche

Momenti da ricordare. Per la categoria ‘Femminilità’, la coda alta di Bar Refaeli, la barba di Conchita Wurst (non è omofobia, è cattivo gusto), la nord macedone Tamara Todevska che in 'Proud' canta alla figlia un futuro del quale essere orgogliose entrambe (splendidamente ottava in un brano per pianoforte, violoncello e orchestra). Per la categoria ‘Signori si nasce’, premio fairplay a Sebalter che su La1 sfata il campanilismo da finale per il quale la Svizzera deve tifare a prescindere contro la nazionale italiana.

Nell’Eurovision che celebra il superamento delle barriere socio-politico-cultural-sessuali-condominiali-varie-ed-eventuali, il Pau-Lessi che dopo ‘Soldi’ esclama “Grandissimo Mahmood, ho un debole, sono di parte” dimostra nobile onestà intellettuale. Un’ultima parola per il nostro eroe Sehrat, il Carlo Conti turco che ha cantato per San Marino, 20esimo davanti finanche a tre big, compresa la fuffa britannica, ultima: la sua ‘Say Na Na Na’, è certo, spopolerà in Russia, terra di devoti dell’italo-disco (e di Toto Cutugno).

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