Spettacoli

Quanto abbiam bisogno di parole (Ron ha cantato Lucio)

Sold out al Sociale. Rosalino ha scelto con gusto il miglior Dalla, arrangiato, suonato e interpretato in modo impeccabile.

Caro amico ti canto (Ti-Press)
13 dicembre 2018
|

La voce dei cantautori arriva più o meno dopo quella di mamma e papà. Dunque, non si dovrebbe mai recensire un artista se si hanno conflitti d’interesse. Se, cioè, all’età di 10 anni, da un balcone poco distante dal Comunale di Alassio, si è ascoltata ‘Una città per cantare’ scoprendo che dentro uno stadio si può anche fare musica, oltre che azzuffarsi per futili motivi. Con tutto che a Jackson Browne, anche nella propria di versione, non è mai andata giù la strofa “Alle ragazze non chieder niente, perché niente ti posson dare se il tuo nome non è sui giornali, o si fa dimenticare”, il testo italiano di quel pezzo è di Lucio Dalla. Perché è di Dalla che parliamo, ma anche e soprattutto di Ron, che ieri al Sociale ha riproposto in forma di concerto l’album-tributo ‘Lucio!’. Un Sociale sold-out in tempi di chiari di luna che non sono di Beethoven. Lune che la vecchia scuola, evidentemente, non patisce.

I nuovi arrangiamenti come ‘Le rondini’ e ‘Futura’, jamestayloriane quanto basta, sono il frutto del gusto del Musicista Ron (ai limiti della perfezione) e di chi lo ha accompagnato: Giuseppe Barbera al pianoforte, Roberto Di Virgilio alle chitarre, Roberto Gallinelli al basso e al cajon (sì, contemporaneamente). In mezzo alle canzoni, immagini e racconti di e su Lucio, «un genio della musica, anche se di musica non conosceva una nota», così lo aveva introdotto Ron, chiarendo dove finisce il pentagramma e dove continua il talento incontaminato dalle regole; Lucio “in vacanza alle Tremiti quando scoppiò la guerra in Bosnia” che vede “passare gli aerei”, come da sua voce fuori campo mentre spiega la genesi di ‘Henna’; Lucio che canta da solo ‘Com’è profondo il mare’, e gli altri un passo indietro sul palco, ad accompagnarlo. E Ron che di Lucio canta ‘Angelo’, e quel Dio da amare a modo suo.

Ad eccezione di ‘Anima’ e ‘Chissà se lo sai’, fa specie ascoltare Ron senza i voli pindarici di ‘Joe Temerario’ e tutto il resto non scritto con Dalla, che a un certo punto (era il 1981) gli disse: “Sei grande abbastanza per scriverti i testi da solo”. Ma è una scelta precisa, rispettosa e devota: «Le ho escluse di proposito. Volevo che fosse una cosa tutta sua», dice Rosalino nel backstage, mentre nelle teatrali stanze ancora rimbalzano i ribattuti di ‘Tutta la vita’. «Non so se sono stato impeccabile. Fino ad ora non avevo mai cantato il suo repertorio». Cosa che può stupire, o non stupire affatto.
Conflitti d’interesse a parte. Se è vero che di ‘Almeno pensami’ Lucio “sarebbe contento” (lo disse Ron ritirando il Premio della Critica a Sanremo), di un concerto così Lucio non sarebbe contento: sarebbe euforico.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE