Canarie 'alternative', in cerca di natura e cultura
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Un paesaggio lunare in cui si alternano tonalità di grigio, ocra e rosso, puntellato da palme e cactus, tra vulcani e distese aride, contornato da spiagge lambite da un mare cristallino e scogliere scolpite dalla prorompenza delle onde e del vento. E poi grotte con specchi d’acqua abitati da piccoli granchi albini, un lago verde smeraldo e il cielo che con la sua mutevole conformazione incornicia il paesaggio e le nostre variegate sensazioni per una natura di forti contrasti. Un perfetto quadro dell’estetica del sublime: così si presenta Lanzarote, la più orientale delle Canarie, isole vulcaniche spagnole situate nell’Oceano Atlantico, a 140 km a ovest delle coste del Marocco.
A differenza delle più celebri vicine Tenerife, Fuerteventura e Gran Canaria, in questo piccolo lembo di terra l’amministrazione locale ha preservato e valorizzato la straordinarietà del luogo, senza farsi tentare dalla cementificazione e dall’urbanizzazione selvaggia che negli anni Settanta hanno costituito la politica economica del resto dell’arcipelago, quello che iniziava a offrire i primi pacchetti vacanza low cost e ad assoggettarsi al turismo del consumo.
Fondamentale alla concezione del paradigma di un turismo alternativo e responsabile è stato l’architetto e pittore isolano César Manrique (1919-1992), il cui profondo amore per la sua terra si è concretizzato in una militanza a favore della conservazione paesaggistica e in un’opera artistica che dialoga con l’ambiente e lo arricchisce. Le sue eclettiche creazioni si trovano sparse su tutto il territorio e al pari delle attrazioni naturali meritano una sosta che promette stupore e meraviglia. Tra le sue opere più conosciute troviamo il ristorante ‘El diablo’, con vetrata a 360 gradi nel parco delle montagne di fuoco di Timanfaya; il complesso sotterraneo ‘Jameos del agua’, ricavato dentro un canale vulcanico con sala da concerti, zona ristoro e piscina; il ‘Mirador del Río’, belvedere scavato nella roccia da cui si gode di una vista spettacolare a picco sul mare.
Altra tappa molto interessante benché poco promossa è quella alla splendida casa di José Saramago, dove lo scrittore portoghese premio Nobel per la letteratura si trasferì nel 1993 e risiedette con la moglie Pilar sino alla fine dei suoi giorni, nel 2010. La visita di un paio d’ore abbondanti è guidata da due giovani studiosi con una passione coinvolgente, che attraverso i locali e gli oggetti ripercorrono l’esistenza dell’autore e i suoi scritti svelando simpatici aneddoti.
Si tratta di un’esperienza intima ed emozionante, che fa scaturire il desiderio di prendere in mano e (ri)scoprire le sue parabole laiche: un lucido affresco allegorico dell’umanità, amaro da digerire, ma utile chiave di lettura per comprendere un po’ meglio il mondo.
Attraversando l’isola ci si immerge in un’atmosfera da ‘Mille e una notte’: villaggi dalle costruzioni basse e bianche come oasi nel deserto, mercati affollati con caratteristici prodotti locali (marmellate di cactus, mojos canarios, liquori all’aloe), piazzette dove sedersi all’ombra di grandi palme e persino carovane di cammelli che percorrono le strade al tramonto.
In questo scenario sorgono anche i vigneti di Malvasia, le cui piantine coltivate su terreni di cenere nera sono attorniate da muretti circolari costruiti per proteggerle dal vento, dando luogo a geometrie dall’effetto straordinario. Le diverse aziende vinicole che si trovano nella zona offrono visite e degustazioni in ambienti davvero suggestivi.
Per chi ama i soggiorni balneari lontano dalle folle e dal caos, Lanzarote è il posto ideale, e a causa della particolare conformazione geomorfologica dell’isola, il centinaio di incantevoli spiagge presenta un’incredibile varietà che accontenta tutti i gusti.
Per gli appassionati di immersioni è imperdibile la visita al Museo Atlantico sottomarino, realizzato dallo scultore Jason DeCaires Taylor, con opere che mostrano le contraddizioni e le assurdità del mondo contemporaneo, tra cui la Zattera di Lampedusa (richiamo a quella della Medusa di Géricault) che rappresenta la tragedia delle esistenze umane costrette a migrare, che terminano il loro viaggio della speranza in fondo al mare: nelle intenzioni dell’artista «non un omaggio o un memoriale a queste vite perdute, ma un monito alla responsabilità collettiva».