Società

Un viaggio che continua

L’incontro / I Gotthard fra l’apertura ai Rolling Stones a Praga e il ritorno a Bellinzona

30 giugno 2018
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Penultima tappa, il 4 luglio a Praga, per il No Filter tour dei Rolling Stones: e a scaldare il pubblico – attese dalle 50 alle 80mila persone – troveremo i Gotthard, “one of Switzerland’s most successful rock acts ever”, si legge nelle presentazioni del concerto. «Per noi è un evento molto speciale» ci racconta Marc Lynn, negli scorsi giorni a Lugano con il resto della band – mancava solo Hena Habegger – per presentare il concerto che terranno, a fine mese, per Castle on air. Ma prima del tour di ‘Defrosted’ che porteranno a Bellinzona – il 28 luglio: info: www.castleonair.ch –, come non parlare dei Rolling Stones che, aggiunge lo storico bassista della band ticinese, sono «sempre rimasti al cento per cento, hanno sempre portato grandissimi pezzi e chi li ha visti dal vivo sa che sono “tip top fit”: per noi è un grande onore suonare lì».

«Un grande onore – gli fa eco Leo Leoni – calcare un palco capitanato da questo storico gruppo che penso sia l’ultima band rock più importante della storia». E poi c’è «la fortuna di far parte di questo concerto degli Stones, perché vuol dire che facciamo parte anche noi di questo “circo” della musica». E infatti, interviene di nuovo Lynn, è significativo «che ci abbiano chiesto di suonare a Praga, non a Ginevra o a Zurigo o a Berna». «Io so che Keith Richards è felice di suonare con noi» conclude, ridendo, Leo Leoni.

Lunga vita all’hard rock

I Rolling Stones hanno da tempo superato i cinquant’anni di attività e anche i Gotthard, nati all’inizio degli anni Novanta, l’anno scorso hanno festeggiato il 25esimo anniversario… Eppure rock e hard rock sono ancora lì – e ancora riempiono sale, stadi o, come nel caso di Praga, aeroporti. «Il rock non è mai scomparso» interviene subito Leo Leoni. «Si è solo spostato un po’, c’è stata l’invasione di altri generi musicali come è giusto che sia… è un po’ come con il vino, ogni tanto c’è il vino siciliano che funziona, poi quello francese, quello australiano e poi si ricomincia». E i Gotthard? «Quando noi abbiamo cominciato – ricorda Leoni – quello che era l’hard rock stava un po’ “chiudendo i battenti”, poi è arrivato il grunge, poi tutto il resto ma il classico resta il classico». I castelli, ci dice strizzando un occhio al concerto di Bellinzona, «ci sono ancora adesso».

Interviene Freddy Scherer: «Penso che c’è sempre un po’ una pulizia: restano quelli che hanno avuto successo e si ricomincia con i più giovani». Questione – aggiunge Lynn – di qualità: «C’è un livello che il pubblico riconosce e sa apprezzare, e solo allora la gente ti ascolta e ti segue ai concerti». Di nuovo Scherer, con una piccola stoccata all’intervistatore: quello degli alti e bassi di rock, hard rock eccetera «è un discorso che piace fare ai media che cercano sempre nuove tendenze. Ma se guardi a gruppi come Ac/Dc, Aerosmith eccetera, hanno sempre riempito le sale da concerto, anche quando “non erano più di moda”».

Ma rispetto al passato qualcosa è cambiato? Leo Leoni: «La grande differenza da quando hanno iniziato gli Stones è che oggi c’è molta più musica nazionale di tutti i generi. Pensiamo al rap: lo troviamo in tedesco, in italiano… viene fatto in qualsiasi lingua. Prima tutto questo non c’era, solo un Celentano che faceva un remake in italiano di un pezzo americano». Fermo restando il rispetto per questo «grandissimo personaggio italiano», ovviamente.

Molleggiato a parte, il fatto che come detto i Gotthard siano arrivati quando l’hard rock stava “chiudendo i battenti” può essere il motivo per cui è un po’ mancato il “grande salto internazionale”? «Preferisco guardarla dall’altra parte: forse siamo stati l’ultimo vagone del treno dell’hard rock! Se fossimo nati a Los Angeles forse avremmo avuto qualche possibilità in più, a livello di potenza economica… ma sicuramente qui in Svizzera siamo stati sostenuti dai nostri fan e il grande salto chissà, magari lo stiamo facendo adesso, di sicuro stiamo ancora volando».

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