Società

L’emozione delle radici

Microcosmi / Sguardi sulle cose che cambiano, nel territorio e nelle persone

17 febbraio 2018
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Dopo il circolo sardo di Lugano, ‘Sa Berritta’ e l’incontro con la presidente, Luana Lampis, ci spostiamo al Nord in un viaggio che va dal mare alla montagna. Cambiano usanze, costumi, ma nelle parole di chi è responsabile di queste realtà si sente un comune impegno. In un ristorante di Lugano, incontro il presidente storico del ‘Circolo Trentini In Ticino’, Riccardo Sperandio, insieme all’attuale, Gianni Busacchi, che da oltre vent’anni ha preso il testimone. Un’ottantina i soci e parliamo della storia, del presente, delle attività che dal 1980 animano il circolo. Il primo, carriera come tecnico progettista nei cantieri, è di Canal San Bovo, comune immerso nella verde Valle del Vanoi; il secondo, già dirigente in una grande azienda, è di Rovereto, sede del prestigioso Museo d’arte moderna e contemporanea progettato dall’architetto Mario Botta. Sono gli estremi di una regione ricca di vallate, laghi, fiumi. Verso la fine dell’intervista, alla domanda sul carattere dei trentini, parlano di una certa affinità con quello dei ticinesi, essendo un po’ “bastian contrari”, attaccati alla loro terra, alla sua valorizzazione, partendo da condizioni storicamente difficili.

‘A volte finiva bene, altre no’

Come e perché, nasce il vostro Circolo? «Bisogna fare una premessa, precisa Sperandio; nel 1960 si è costituita l’Associazione Trentini nel Mondo, fondata dal dottor Bruno Fronza in collaborazione con la Provincia, l’Arcivescovado e diversi Comuni. Lo scopo principale era assistere gli emigrati trentini a quei tempi numerosi; emigranti che si erano spinti fino all’America del Sud, ma prima di tutto in Austria, Germania, Svizzera. Paesi dove la gente pensava di vivere un po’ meglio che dalle nostre parti perché c’era molta miseria, come del resto in altre regioni italiane. Un’avventura a volte finita bene, altre no».

All’inizio del percorso, c’è stata qualche figura di rilievo? «Sì. Due missionari che si occupavano di emigrazione. Uno, don Dino Ferrando, l’altro don Carlo De Vecchi: don Dino operava a Lugano, don Carlo a Locarno». Dove si attuava questa missione? «Soprattutto nei cantieri di alta montagna, piuttosto isolati. Andavano a proiettare film, dire messa. In uno di questi lavoravo come dirigente e un giorno don Dino mi dice: “Riccardo, cosa pensi se mettiamo su un circolo?” Eravamo alla fine degli anni 70, così ci siamo trovati con un gruppo di trentini per cercare di organizzare il tutto, collaborando con il Consolato. Un fenomeno in crescita, che coinvolgeva diverse regioni italiane».

Com’è andata? «Un po’ di preoccupazione iniziale l’avevamo; la ricerca, gli inviti, gli annunci sui giornali. Una forte emozione: quanti verranno? Bene, sono arrivati in centocinquanta, di tutte le generazioni, raggiunti dal presidente dell’Associazione Trentini nel Mondo, appunto Bruno Fronza, che oggi passa i novant’anni; ancora attivo, ogni mattina va nel suo ufficio».

Seguono l’assemblea costituente, le iscrizioni, insomma il Circolo prende il largo contando fino a centotrenta iscritti, da Airolo a Chiasso. Le iniziative? «Culturali e ricreative. La prima nel 1982, con la commemorazione del centenario di Alcide De Gasperi; tra gli intervenuti l’onorevole Jelmini del Gran Consiglio ticinese». Sperandio sottolinea la qualità degli incontri: «Dai prestigiosi cori, ai gruppi folkloristici; dalla filodrammatica ‘Armonia’, al circolo di poesia in lingua dialettale, coordinato da Fabrizio Da Trieste. Sempre stando nell’ambito della poesia, prezioso l’apporto del professor Luciano Marconi che ha insegnato al liceo di Lugano e che ha lavorato per la Rsi. L’entusiasmo non mancava».
Gianni Busacchi prende le redini del Circolo a metà anni 90. «Vengo dal commercio, ero impegnato nel campo professionale e non avevo contatti con i trentini. Conoscendo Riccardo e le attività del Circolo ne ho apprezzato i contenuti e dopo un anno sono diventato presidente. Lo sono ancora non perché sono il migliore, ma perché non ne troviamo altri…».

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