Società

Aprirsi ad altri mondi

Intervista all'insegnante Lorenzo Scascighini coordinatore del progetto ‘La scuola al centro del villaggio’ al Centro professionale e tecnico di Locarno

La scuola al centro del villaggio: atelier sulle spezie al Cpt di Locarno
5 febbraio 2018
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“La scuola promuove, in collaborazione con la famiglia e con le altre istituzioni educative, lo sviluppo armonico di persone in grado di assumere ruoli attivi e responsabili nella società e di realizzare sempre più le istanze di giustizia e libertà”. Così recita il primo capoverso del secondo articolo della ‘Legge della scuola’ cantonale. Il secondo pronuncia che “la scuola, interagendo con la realtà sociale e culturale e operando in una prospettiva di educazione permanente: a) educa la persona alla scelta consapevole di un proprio ruolo attraverso la trasmissione e la rielaborazione critica e scientificamente corretta degli elementi fondamentali della cultura in una visione pluralistica e storicamente radicata nella realtà del Paese; b) sviluppa il senso di responsabilità ed educa alla pace, al rispetto dell’ambiente e agli ideali democratici; c) favorisce l’inserimento dei cittadini nel contesto sociale mediante un’efficace formazione di base e ricorrente; d) promuove il principio di parità tra uomo e donna, si propone di correggere gli scompensi socioculturali e di ridurre gli ostacoli che pregiudicano la formazione degli allievi”.
Queste sono le ‘Finalità’ della scuola pubblica; una carta programmatica densa e importante tracciata nel secondo articolo della sua legge.
Potrebbe parere esercizio superfluo, ma non ricordiamo questi paragrafi casualmente. L’occasione ci è data dal Centro professionale e tecnico (Cpt) di Locarno, dove la missione educativa è valorizzata dall’interessante progetto “La scuola al centro del villaggio”, che da anni sta crescendo e prendendo forma.
Avevamo già accennato al progetto in occasione della conferenza pubblica sul movimento della decrescita con Maurizio Pallante, di cui abbiamo riferito da queste colonne lo scorso 22 gennaio. Abbiamo deciso di tornare sull’iniziativa perché si propone di essere uno spazio di crescita per gli studenti, allargando i loro orizzonti, oltre nozioni e preparazione tecnica, affinché possano essere futuri buoni cittadini.

I pilastri dell’iniziativa

Il progetto è molto articolato e si muove su più fronti. Con il docente d’italiano e cultura generale Lorenzo Scascighini, nonché coordinatore del gruppo promotore dell’iniziativa, salpiamo alla scoperta di quest’isola umanistica, che in pluralità culturale e sviluppo sostenibile ha i punti cardinali.
«‘La scuola al centro del villaggio’ così com’è strutturata non è il frutto di un’unica pensata. Bensì è cresciuta negli anni. Primi passi sono state le Giornate multiculturali (la prima si è tenuta sette anni fa), che si rinnovano ogni anno. Il loro focus sono le conoscenze sociali», racconta Lorenzo.
Tre sono i principi alla base del progetto. Partiamo dall’idea per cui la scuola debba essere luogo di crescita personale, oltre che di apprendimento nozionistico e professionale. Uno spazio che fornisca agli studenti i mezzi necessari per diventare cittadini consapevoli, come si scriveva più sopra.
Si legge ancora, come ricorda Lorenzo, il concetto essenziale di utopia, preso a prestito da Luigi Zoja: “L’utopia (motore del nostro agire, ndr) è un bisogno primario dell’essere umano; assolve la sua funzione quando richiede un ideale da realizzare, facendo muovere il pensiero e le azioni, favorendo così il cambiamento interiore dell’essere umano”.
Insieme all’utopia, si fa capo inoltre all’idea chiave, presa da Massimo Recalcati, per cui la scuola debba aprire mondi, debba essere perciò luogo di incontro, trasporto, dove il desiderio viene risvegliato.
Entrando nel vivo delle proposte, l’agenda offre annualmente dalle sei alle sette conferenze per gli studenti, una parte delle quali si vorrebbe aprire al pubblico: «Questa è l’idea per il futuro, com’è stato proposto nel caso dell’incontro sulla decrescita», chiarisce l’insegnante.
Arrivano quindi le Giornate multiculturali, dedicate a regioni del mondo sempre diverse. La formula prevede attività di vario genere: conferenze, atelier teorici e pratici – danza, musica, teatro –, letture, pranzi etnici e così via. Il loro scopo è «spingere i ragazzi a essere curiosi, accendendo l’entusiasmo». In ordine sparso, finora, alunni e docenti hanno visitato («sempre con partecipazione e interesse!») l’America Latina, l’Africa, l’Oriente, il Medio Oriente e quest’anno, il 18 aprile, gli allievi potranno scoprire l’Oceania.
Altro elemento dell’architettura del progetto sono i gemellaggi con altri paesi, esistenti già da diversi anni. Da un paio, l’istituto locarnese ha allacciato un rapporto di scambio culturale, umano e professionale con la città rumena di Cluj.
Lo scambio culturale, aggiunge il docente, è un modo alternativo di vivere un altro paese: ci si avvicina a una maniera differente di viaggiare, sensibilizzando i ragazzi a un turismo che non sia passivo, ma partecipativo. «Questi incontri hanno in sé il potenziale del cambiamento, ma anche quello della scoperta e dello sviluppo». In preparazione sono i gemellaggi con Belgrado, Timisoara e con un paese del Nord Europa.

Fra le proposte anche un orto

Ma non finisce qui, un ulteriore progetto è l’Orto scuola-quartiere. La dimensione cittadina è presto chiarita: l’iniziativa è aperta alla popolazione del Quartiere Rusca-Saleggi, grazie alla collaborazione con l’associazione omonima. L’orto è uno spazio di apprendimento, scambio e socialità, favoriti dagli Incontri dell’orto, che hanno cadenza bimensile e sono aperti a tutti.
Dalla prospettiva didattica, facendo capo alle diverse materie scolastiche declinate al tema della coltivazione, gli studenti possono approcciare un unico soggetto attraverso prospettive multidisciplinari, approfondendo temi come il biologico, il chilometro zero eccetera.
«I lavori nell’orto riprenderanno la prossima primavera», dice Lorenzo e anticipa che «saranno estesi a un gruppo di donne straniere, ad alcuni utenti della sede Otaf locarnese e anche a una classe di scuola speciale», oltre a un gruppo di persone di età, esperienza e origini diverse che già ci mette le mani.
‘La scuola al centro del villaggio’ è «un progetto che stimola la creatività e l’entusiasmo, grazie al quale, per me, andare a scuola è molto più bello (e non solo per me...)», chiosa con un’ultima battuta soddisfatta Lorenzo.

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