Scienze

Covid-19, tra anticorpi e memoria immunitaria

Per il direttore dell'Istituto Negri di Milano il virus circola meno nelle zone già colpite dalla pandemia nei mesi scorsi

(Ti-Press)
4 ottobre 2020
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"Dove è circolato tanto in passato a me sembra che il virus circoli molto meno e con effetti diversi. C'è una buona dose di immunità diffusa, anche se non possiamo assolutamente considerarla di gregge". A dirlo è Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in un'intervista al Corriere della Sera.

"Esistono due tipi di immunità diverse che però si possono sommare. Una è quella da anticorpi, di chi ha già contratto la malattia. La media in Lombardia è intorno al 7%, ma nelle zone più colpite tra la Bergamasca e il Lodigiano è di molto superiore", spiega Remuzzi. "Poi - aggiunge l'esperto italiano - c'è un'altra forma di immunità, altrettanto importante fornita dalle cellule T che sono fornite dalla memoria: una parte della popolazione potrebbe già essere stata esposta in passato a qualcosa di simile al Covid e il nostro sistema immunitario potrebbe conservarne memoria".

In merito all'aumento del numero dei contagi, "credo che non si debba ragionare sui casi di giornata. Molto spesso dipendono dall'aumento di tamponi che si fanno. Più cerchi, più trovi casi, dato che il virus comunque circola in una società tornata aperta", afferma Remuzzi. Piuttosto, sostiene, "dobbiamo tenere gli occhi spalancati sull'andamento dei ricoveri".

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