Scienze

L'influenza Spagnola oggi ucciderebbe 147 milioni di persone

La preoccupante stima, a cento anni dalla pandemia che causò 50 milioni di vittime, è di tre ricercatori dell'Università di Melbourne

Archivio Ti-Press
8 ottobre 2018
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L'incubo iniziò nell'ottobre del 1918, cento anni fa, e finì nel dicembre 1920 con un bilancio pesantissimo: 50 milioni di morti in tutto il mondo. La chiamarono influenza Spagnola perché a parlarne per primi furono i media iberici, anche se si ritiene che il focolaio originale fu negli Stati Uniti. A cento anni di distanza, alcuni studiosi oggi ipotizzano che se una pandemia simile dovesse diffondersi ai nostri giorni, il conto delle vittime potrebbe addirittura salire fino a 147 milioni, a causa delle mutate condizioni sociali e demografiche, dei cambiamenti climatici e della sempre più diffusa antibiotico-resistenza.

A elaborare questa stima sono tre ricercatori dell'Università di Melbourne e dell'Università del Queensland, in Australia, che sulla rivista Frontiers in Cellular and Infection Microbiology mettono a fuoco le sfide che ci attendono in vista della prossima pandemia influenzale.

Il primo fattore da tenere in conto è la virulenza del ceppo influenzale: oggi è più facile valutare il potenziale pandemico di un nuovo virus, ma - spiegano i ricercatori - bisogna creare un adeguato sistema di sorveglianza che sia attivo in tutto il mondo. Questo sarà ancora più importante dal momento che i cambiamenti climatici cambieranno i comportamenti degli animali che fungono da 'riserva' del virus, per esempio modificando le rotte migratorie di molte specie di uccelli.

Inoltre, la perdita di raccolti e la malnutrizione da un lato, l'antibiotico-resistenza, l'obesità e l'invecchiamento della popolazione dall'altro, potrebbero aumentare il tasso di mortalità. In attesa di un vaccino universale, dunque, dicono i ricercatori, bisogna informare la popolazione sugli eventuali rischi in caso di pandemia e puntare sulle misure per prevenire i contagi.

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